Buckpasser, una formidabile macchina da corsa raccontata per noi da Paolo Allegri (video).

Schermata 2020-05-08 alle 16.36.34.pngUna nuova puntata delle storie dei grandi cavalli. Ecco il bellissimo Buckpasser.

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di Paolo Allegri

La stagione 1965 del galoppo americano, nel circuito dei due anni, rivelò un puledro di bellissimo modello, Buckpasser. Figlio di Tom Fool, un vincitore di handicaps con pesi proibitivi, e di Busanda, una cavalla della linea di La Troienne, madre base dello stud statunitense, tra l’estate e l’autunno questo baio dal collo lungo e sottile, una bella spalla e un posteriore altissimo, disputò 10 corse, vincendone otto. Buckpasser in quella carriera giovanile scese in pista nelle canoniche prove di selezione del galoppo americano. In luglio vinse le Tremont Stakes, la prova da cui sono passati assi come Man O’War e Alydar. Quindi si confermò nelle Sapling, la corsa che rivelò Hail To Reason e confermò le ambizioni di Alydar. In agosto il portacolori di Phipps proseguì in questa splendida carriera dei due anni affermandosi nelle Hopefull, nel cui albo d’oro figurano fuoriclasse del calibro di Man O’War, Native Dancer, Secretariat e Affirmed. In settembre altro successo nell’Arlington Washington Futurity seguito dal secondo posto nelle Futurity. Chiusura di un’intensa stagione a due anni con il ritorno alla vittoria nelle qualificanti Champagne, la prova di gruppo che legittimò le ambizioni di Seattle Sew, un vincitore della Triplice Corona.

Il nipote di War Admiral (padre della madre) all’inizio della stagione dei tre anni vinse a fatica le Flamingo Stakes ad Hialeah Park. L’allenatore Eddie Neloy pretese una visita accurata del puledro e Buckpasser, infatti, presentò un’incrinatura all’interno dello zoccolo anteriore destro. Un contrattempo che gli fece saltare l’intera stagione classica. Il figlio di Tom Fool fu messo a riposo e rientrò a Belmont Park il giorno dell’ultima prova della Triplice Corona. Vinse un handicap non importante. Successivamente, rientrò nel salotto buono del galoppo a stelle e strisce conquistando le Leonard Richards, l’Arlington Classic (battendo Kauai King dal quale riceveva mezzo chilo e stabilendo il nuovo record del mondo sul miglio: 1’32” e 3/5). La serie proseguì riportando il Chicagoan (precedendo quell’ Abe’s Hope dal quale aveva rischiato di perdere nelle Flamingo), il Brooklyn e l’American Derby. A fine stagione, in ottobre, ancora un successo prestigioso sulle due miglia della Jockey Club Cup di Aqueduct. A quattro anni vinse il Metropolitan Handicap con 62 chili e mezzo. Venne ritirato in razza contando venticinque successi e due secondi posti su trentuno uscite, per complessivi dollari 1.462.014. L’enorme struttura fisica gli è stata dannosa da stallone, almeno nelle prime annate, coi prodotti maschi, mentre le femmine, di modello più gentile, hanno assorbito la potenza in maniera utile. Citiamo per tutte Numbered Account ( miglior puledra della stagione 1971 e della stessa famiglia del vincitore del Kentucky Derby 2014 California Chrome) e La Prevoyante, cavalla dell’anno in Canada nel 1972.  Nel pedigree di Buckpasser di rilievo l’apporto di La Troienne, che dopo modesta e breve carriera in Francia fu importata negli Stati Uniti e si affermò come madre base. Il suo nome si trova nelle genealogie di molti campioni americani. Non solo Buckpasser ma anche il vincitore dell’Arc Pearl Cap (figlio di quella Pearl Maiden che compare nella linea femminile dell’italiana Maggiolina, la madre di Molvedo) e il francese Pearl Diver, laureato del Derby inglese del 1947. E pensate che questo fil rouge tra America, Francia e Italia nelle linee di sangue del galoppo internazionale origina dagli anni Trenta ed ha come approdo  quell’Arc de Triomphe del 1961 che Molvedo, figlio di Ribot vestito della casacca rosso-cremisi della Razza Ticino, vinse con un grande allungo finale.

Vedete quanto sia appassionante viaggiare nelle alchimie e nei punti di contatto delle genealogie del purosangue. Un bagaglio di conoscenza sconfinato e sempre da rinnovare nel valore prezioso, fondamentale di cultura e tradizione.

 

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Sottsass, (video) il lavoro di rifinitura del vincitore del Jockey Club 2019 a Deauville e il video del terzo posto nell’Arc

Nella foto di apertura l’arrivo vincente nel Prix du Jockey Club a Chantilly.

Redazione

 

il video dell’Arc 2019 con il terzo posto di Sottsas

Coolmore: ecco i primi foal dal Vincitore delle Triplice Corona Justify (video)

Redazione.

Si noterà come spesso alcuni di questi siano sauri come il padre, segno di capacità di imprimere il suo marchio.

 

UN DOCUMENTO ECCEZIONALE! Da S.A.B., l’Allevamento di Besnate : il parto di una cavalla di Psi. (video)

Santorre di Santarosa – Claudio Gobbi

Un grazie a Paolo Crespi per la pubblicazione di questo video eccezionale che documenta il parto di una cavalla di purosangue in questo che è uno dei principali allevamenti/stazione di monta italiano.

L’Età dell’Oro dell’Ippica italiana. Poi il grande e colpevole declino di una classe dirigente imbelle (video).

Nell’immagine di apertura Crapom Vincitore di Arc (a sx) e Braque.
Nelle immagini una sequenza di campioni da una stessa linea maschile. In alto a sx Ortello. Accanto a dx in alto Antonio Canale. Sotto Braque. In basso Marco Visconti.

Gli anni Venti del Novecento, fondamentali per lo sviluppo del galoppo italiano. Una lunga storia di grandi uomini ma soprattutto di grandi cavalli nell’epoca d’oro del galoppo italiano.

Di Paolo Allegri

Tra il 1920 e il 1930 il galoppo italiano ha vissuto un periodo effervescente, dove attraverso impegno, entusiasmo e ambizione si pongono le basi di un incremento ippico. In un clima di antagonismo illuminato – gli anni felici della Razza Oldaniga, dei fratelli Guzzi, della Scuderia Cella e ancora la Razza Padana, la Razza di Besnate, De Montel, Tesio, Fiamingo, negli anni Venti del Novecento il nostro turf pose le basi per i futuri successi.

Nel foulard riprodotto qui sotto le principali scuderie dell’epoca

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E’ del 1920 l’acquisto da parte di Tesio, di Chuette, la madre di Cranach e di Cavaliere d’Arpino. Ed è in quell’anno che viene inaugurato l’ippodromo di San Siro, il nuovo ippodromo ideato da Mario Locatelli e disegnato da Vietti Violi che sintetizzava nel suo ampio respiro, nella grandiosità dei tracciati, delle diritture, delle monumentali tribune, tutta l’ambizione del nostro galoppo di virare verso una prospettiva internazionale.

Ormai i grandi proprietari vedevano a portata di mano la possibilità di andare a vincere all’estero. Parte così da Milano il decennio d’oro dell’Italia che galoppa, illustrato da Apelle e da Ortello, attorniati da soggetti di altissimo valore quali appunto Cranach e Cavaliere d’Arpino e due femmine che nel 1928 daranno vita a duelli rimasti nell’immaginario, Delleana e Erba, la prima che oggi si direbbe front runner e la seconda dallo spunto micidiale piazzato dopo corsa all’attesa.

Apelle fu il primo cavallo italiano di valore assolutamente mondiale: tredici corse, otto vittorie, quattro piazzamenti, in meraviglioso sauro che stabilì un record rimasto a lungo insuperato, i 3000 metri del Gran Premio di Milano galoppati in 3’11” e 3/5. La madre di Apelle, Angelina, era stata acquistata nel 1921 da Tesio e, nel ’23, diede nel futuro laureato del Milano il miglior figlio di Sardanapale.

Ortello fu un grande passista alla Teddy e dopo aver vinto il Chiusura a due anni, fu il dominatore della campagna primaverile del 1929. Dopo aver dimostrato il suo grande valore sui 3000 metri del Milano, si confermò nel St. Leger staccando così il biglietto per Parigi dove nell’Arc venne fuori in dirittura respingendo nel finale il tentativo del piccolo Kantar. Alla linea di Ortello, attraverso suo figlio Torbido, appartiene lo scatenato e dispersivo Antonio Canale che dopo essere stato battuto nel Derby del 1948 venne impiegato all’attesa nel Milano. La tattica si rivelò vincente, con il nipote di Ortello dominatore in dirittura per ben otto lunghezze su Murghab e il francese Diamant VII.

Quel fuoco, quell’estrosità in razza Antonio Canale la trasmise a suo figlio Marco Visconti. Un prodotto della Razza Spineta, galoppatore di potenza rara, di magnifica azione ma psichicamente e anche fisicamente delicatissimo. Siamo nella stagione 1965 – vedete amici come ci portano a cavalcare gli anni, i decenni le linee del purosangue – e Marco Visconti nel Derby perde la partenza, resta indietro di cento metri ma recupera con coraggio e finisce terzo. E’il segno di una classe cristallina che l’erede di Antonio Canale esprimerà al meglio a 4 anni vincendo Milano e Jockey Club, le grandi corse di San Siro.

Antonio Canale diede anche un soggetto notevole nel derbywinner Braque, corridore di notevole potenza e con un difetto ad un piede (il piede dell’anteriore sinistro piu’ lungo del destro) che ne limitò la carriera. In campo nella stagione 1957 passò di vittoria in vittoria, dal Parioli al Filiberto, dal Derby e ancora Italia e Milano. Vedete come quel seme di sviluppo di un turf d’alto livello, posto nei primi anni Venti del Novecento abbia dispiegato, oltre agli Dei dell’ippica nazionale, da Nearco a Tenerani da Ribot a Molvedo, una miriade di progetti di corse e campioni, di linee di sangue. Rappresentano la linfa vitale, il pozzo inesauribile di cultura al quale il nostro turf, così come ogni appassionato, ogni ippico autentico, deve attingere per rilanciare ancora il SOGNO di un’ippica italiana dalla vocazione internazionale.

 

 

Irisch Oaks nel segno di Dettori, Gosden e sir Oppenheimer (video).

Nella foto di apertura Sir Oppenheimer e Lanfranco Dettori

di Santorre di Santarosa.

Questa volta O’Brien nn è riuscito ad agguantare la vittoria sul terreno di casa sua come ha fatto invece nell’ Irisch Derby dove ne ha piazzati tre su tre. Ha vinto un grande Gosden con Star Catcher. Battuto anche il grande Galileo che è stato soppiantato da quello che oggi è il suo rivale in razza più accreditato Sea The Star. Proprietario Sir Oppenheimer, quello di Golden Horn vincitore con Dettori e Gosden del Derby di Epsom del 2015

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 Ordine d’arrivo

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La Genealogia

Commento breve. Fantastica la genealogia della cavalla. Con l’incrocio tra due linee derivate da Northern Dancer attraverso Cape Cross e Sadler’s Wells. Entrambe con pesanti intromissioni di Mr Prospector e linee provenienti da Sharpen Up. Oltre a una presenza di grande rilievo del tedesco Lombard attraverso Allegretta.

Merano🏇A cavallo la più bella vacanza della mia vita. Parte 1-l’arrivo.

Manifesto sullo stile di Franz Lenhart

Nell’immagine qui sopra il bellissimo manifesto simbolo del “Merano” 2018 che ci è piaciuto inserire per quel senso di sportività ed eleganza che rappresenta.

di Claudio Gobbi

Vi racconto una storia. È quella della vacanza più bella della mia vita. L’ho trovata grazie a mia mamma quasi per caso sul cammino che da quando avevo vent’anni ho percorso fino a questi quasi settanta. E naturalmente c’è un altro protagonista, un cavallo di cui poi vi dirò.

Cominciò a tutto in una camera d’ospedale. Forse il San Carlo di Milano. Ma nn ne sono certo. Mia mamma era ricoverata per un intervento. Accanto al suo letto di degenza c’era un’altra donna, un po’ grossa se ricordo. Era la moglie di uno dei maggiori fantini d’ostacoli del tempo (siamo nel 1970). Si chiamava Nello Coccia, pluri-vincitore di Gran primo di Merano. Uno che i cavalli in lavoro alla mattina li teneva di forza con due braccia muscolose grosse così.

Grazie ai buoni uffici di questa signora venni segnalato e mi presero per il corso gentleman in ostacoli che ogni anno si teneva a Merano. Mica una roberta così! Ma un impegno pesante e fatto di sacrificio.

Credo arrivai alla stazioncina di  Maia Bassa che pareva uscita da un vecchio film, in treno dopo aver cambiato a Bolzano. In tasca avevo un piccolo gruzzolo, mi pare 150 mila lire che dovevano bastarmi, anzi me ne dovevano avanzare, per tutto quel mese di agosto. Ero entusiasta e un po timoroso. Mi ero portato tutto il completo: stivali anche se erano da equitazione e non da corsa, i miei pantaloni di fustagno marroni (fantastici), una frusta che proveniva direttamente dal sellaio Pariani, quello di via Capecelatro dove per lustrarmi gli occhi e annusare quel buon odore di cuoio, ogni tanto facevo delle capatine.

Del mio abbigliamento ricordo solo un impermeabile blu, e un paio di scarpe. Erano delle Barrow bordeaux. Il particolare mi è rimasto impresso perché uno dei “gemelli”, come venivano identificati da tutti gli altri che frequentavano quel corso e che evidentemente li conoscevano bene, le notarono e mi chiesero se fossero originali certo che lo erano! Avevano, come si usava allora, la punta bombata ed erano l’ultima moda ed io ho sempre avuto un debole per le scarpe.

Di quel gruppo eravamo in tre, diciamo fuori dal coro. Io figlio di un pompiere neppure ufficiale e sessantottino, Andrea Donati, un ebreo e come tale sempre ai margini non si sa se per sua volontà o per volontà altrui, e Giorgio Bergamaschi, che già allora si faceva notare per indipendenza e una sana stravaganza da dandi, che ha mantenuto tutt’ora. Tutti e tre diversi, non omologabili. A fronte di un gruppo che comprendeva nobili e alto borghesi tra cui Annibale Brivio, i due Bossi, di cui uno sarebbe poi entrato nella squadra olimpica di completo, Claudio Belgrano, il povero Claudio Belgrano, scomparso appena cinquantenne. Marco Rocca, non un nome qualsiasi ma il rampollo di una illustre famiglia milanese che ho davanti agli occhi quando arrivò a Borgo Andreina direttamente da Milano, sulla sua BmW, quella con il doppio sellino.

Non ricordo se vi furono delle presentazioni tra il gruppo degli allievi, e l’istruttore.

Enable non fallisce le Coral Eclipse. E ora le King George dove incontrerà Sovereign, il grande vincitore dell’Irsch Derby. (video).

Nell’immagine di apertura la genealogia della cavalla e una foto poco prima della partenza.

di Paolo Allegri

La pupilla di Khalid Abdullah, la terribile femmina da NATHANIEL con uno strettissimo incrocio su SADLERS WELLS che ritorna in seconda e in terza generazione, ha vinto alla grande le Coral Eclipse a Sandown.

L’attesa era tanta per il rientro di Enable questo sabato pomeriggio nelle Coral Eclipse Stakes di gruppo 1. La premiére stagionata della laureata di Arc e Breeders’ Cup 2018 era stata ritardata da un contrattempo. La Regina del galoppo mondiale trovava sul tracciato ovale di Sandown una distanza non sua, quella dei 1990 metri. E un’avversaria come Magical, la figlia di Galileo che in America gli era arrivata a tre quarti di lunghezza. Una competitor rodata da già ben quattro impegni stagionali e dall’azione che sprigiona una falcata ampia, dunque pericolosa nel finale.
Alle 16.35, ora della corsa, con un betting orientato su Enable, giocabile a 1,60, con Magical prima alternativa a 3,40, i cavalli dopo la sfilata davanti alle tribune stazionavano intorno alle gabbie di partenza in attesa che le operazioni d’ingresso avessero inizio. Gli scatti dei fotografi erano solo per la cavalla in giubba verde con il berretto rosa. Dettori in sella sembrava molto tranquillo, l’unica preoccupazione era fronteggiare il caldo, tanto che Frankie chiedeva una bottiglietta d’acqua per dissetarsi. Il jockey italiano si aggiustava gli occhiali e, in attesa che lo starter chiamasse i cavalli all’ingresso negli stalli di partenza, scambiava qualche parola con il lad di Enable. Mentre gli altri sette concorrenti entravano uno ad uno piuttosto sollecitamente nelle gabbie, Frankie preferiva stare largo ed entrare per ultimo.
All’uscita delle gabbie, break favorevole per Hunting Horn che s’installava al comando galoppando a buon ritmo, Enable era seconda all’esterno avendo di dentro Magical, in quarta posizione prendeva posto Telecaster. Sul rettilineo di fronte, Dettori portava la favorita alla sella del leader, con Moore che con Magical cercava traiettorie esterne, in quarta posizione flottava Zabel Prince nei confronti di Telecaster.
La dirittura d’arrivo: a tre furlong dalla conclusione, Frankie chiamava all’allungo Enable con Moore che non perdeva il contatto e intensificava le frazioni di Magical mentre Hunting Horn aveva esaurito lo slancio, in quota era ancora Regal Reality con Danceteria a contatto. Con il passare dei metri la lotta per la vittoria si restringeva ad un match tra i due più attesi, con la campionessa montata da Frankie che prima guadagnava una lunghezza tonda allugandosi alla corda. Moore non si dava per battuto e negli ultimi cento metri di gara tentava di riorganizzare un attacco ma sotto la spinta delle braccia di Frankie, ecco ancora una stupenda Enable in grado di ribattere colpo su colpo e tenere a tre quarti di lunghezza la figlia di Galileo.
Dietro Regal Reality vinceva la corsa degli altri, quella per il terzo posto, con Danceteria al quarto. Giusta l’esultanza di Frankie sul traguardo e subito dopo capace con una pacca di esprimere tutta la sua gratitudine per l’impresa di un’autentica fuoriclasse che sul tappeto veloce di Sandown ha ancora una volta dato un saggio di classe: al rientro ha dimostrato di essere subito all’altezza della situazione, dimostrando che anche se gli anni passano la sua capacità di galoppare su coordinate eccelse è ancora intatta. Sarà ancora la Regina in verde e rosa a far battere i cuori degli appassionati del turf mondiale da qui a quell’ottobre tra le quinte rosseggianti del Bois. Per scrivere la storia, anzi la leggenda. Quella della cavalla imbattibile.

Il video della corsa
Il video della corsa

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Irish Derby 2019. Coolmore, Coolmore e Galileo, Galileo e ancora Galileo.

Coolmore come per Epsom, a The Curragh ha piazzato tre dei suoi nei primi tre posti. Il Derby irlandese è casa Colmoore ormai da alcuni anni. Non solo, ma Coolmore ha ormai inflazionato tutto ‘allevamento europeo con i figli, i nipoti e quant’altro di Galileo, lo stallone top di questo che è il maggiore allevamento continentale e fra i primi cinque al mondo. Ha vinto il meno quotato, il cavallo che tra gli otto partecipanti era dato a

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Ordine d’arrivo e quote

 

Il video del Derby.

Il video delle corse della giornata

Nel video e nella foto di apertura, l’arrivo in cui si vede bene, la portata della vittoria di Sovereign, di questo sauro figlio di Galileo che ha condotto dall’inizio alla fine lasciando poi secondo ad almeno 4 lunghezze il vincitore di Epsom.

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Omaha Beach🏇I tempi di recupero saranno molto lunghi. Così Richard Mandella, il suo trainer.

Redazione JJcdiH

Omaha Beach, l’ex favorito del Kentucky Derby, affetto da problemi alla gola che non ha potuto correre la grande corsa, e ha dovuto subire un intervento chirurgico al palato, è tornato lunedì alla base dell’allenatore Richard Mandella a Santa Anita Park.

Mandella ha dichiarato martedì che il figlio di War Front, vincitore di tre corse consecutive, tra cui l’Arkansas Derby (G1), continuerà a galoppare fino all’ultimo dei suoi giorni”.

“La sua gola va molto meglio, ma non è ancora del tutto perfetta”, ha detto Mandella. “Quando lo riterremo sarà perfetto, torneremo a galoppare in ippodromo”.

Dopo aver ricevuto la diagnosi di un epiglottide intrappolato nella settimana nel mercoledì antecedente il Derby, Mandella ha ipotizzato che possa correre l’Haskell del 20 luglio (G1) e le fondamentali Travers Stakes (G1) del 24 agosto. Purtroppo Omaha Beach ha impiegato più tempo del previsto per guarire, e, appunto non è ancora a posto. Nel frattempo sono saltati tutti i piani di corsa e di allenamento. “Non vogliamo fargli respirare forte e irritare ulteriormente la gola”, ha detto Mandella.

Il Dr. Rolf Embertson ha eseguito l’intervento il 3 maggio – proprio in concomitanza delle Kentucky Oaks, presso il Rood & Riddle Equine Hospital di Lexingon, Ky. Successivamente, Omaha Beach ha recuperato in parte nella vicina WinStar Farm, che ha ospitato anche la puledra Monomoy Girl dopo le coliche che l’avevano afflitta all’inizio di quest’anno.

La Fox Hill Farm di Rick Porter è la compagnia proprietaria di Omaha Beach. Il cavallo ha iniziato a essere competitivo davvero perdendo per un soffio una gara di Gr1 sul miglio il 4 gennaio, prima di vincerne tre consecutivamente.

Acquistato privatamente da Fox Hill dopo che non aveva raggiunto la riserva nel ring di vendita. I diritti di allevamento del puledro sono già stati acquisiti da Spendthrift Farm per sostenerlo quando uscirà dalla corse.