Fise vs Olimpiadi🏇Un disastro annunciato.Ma era proprio necessario partecipare alle Olimpiadi in queste condizioni?r

Di Santorre di Santarosa

Completa disfatta nelle tre discipline a cui ha partecipato l’equitazione nazionale, con debacle totali nel salto ostacoli e nel dressage, per poi capitolare anche nel completo. Ma nn sarebbe stato meglio e più onorevole, rinunciare del tutto, e così facendo nn avremmo perso la faccia. Anche se forse la presidenza avrebbe o nel caso dovuto dimettersi.

Ora, mancano tre anni alle. Olimpiadi di Parigi. O siamo. In grado di esser e competitivi, o é meglio passare a una fase di rifondazione totale del settore, comprendendo anche un ricambio della dirigenza che mi pare abbia delle gravi responsabilità molte di più di quelle attribuibili ai cavalieri e ai cavalli.

É infatti ti continuare a parlare di base, di crescita della base, se poi i risultati nn si vedono. Perché o la base è fatta da atleti nn degni di questa parola, oppure i vertici nn hanno la più pallida idea di che atleti la compongano. O, ancora, la dirigenza nulla ha fatto per aiutare, sovvenzionale, selezionare le future prime lamé di questo nostro sport.

Il Coni ora é chiamato a intervenire nei modi e nelle forme che nella atletica, dopo anni di presidenze al limite della decenza, ha messo in campo una nuova dirigenza, come aveva fatto precedentemente con il nuoto, hanno portato a risultati assolutamente eccellenti come dimostrano le 5 medaglie d’oro.

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Scandalo pagamento premi🏇L’Interpellanza dell’Onorevole Chiara Gadda di Italia Viva: pagare subito.

Ippica | Gadda (IV): “Ritardi e mancati pagamenti dei premi da parte del Mipaaf rischiano di far precipitare il settore e compromettere la reputazione all’estero del nostro Paese”.

“La pandemia ha aggravato le già croniche difficoltà del settore ippico: i costanti ritardi registrati nel pagamento dei premi al traguardo in favore degli operatori ippici nazionali e stranieri da parte del Ministero rischiano di far precipitare il settore e di danneggiare l’immagine del nostro Paese, facendo definitivamente scappare gli operatori stranieri”.
Vengo da un territorio, quello di Varese, ove vi sono allevatori e professionisti leader del settore, e un ippodromo comunale inserito nei luoghi tra i più belli d’Italia. Credo fermamente che questo settore debba essere sostenuto e rilanciato attraverso investimenti mirati e certezza nei pagamenti dovuti dallo Stato, perché questo significa occupazione e indotto. Altrettanto importante è dotare il comparto di una legge quadro, e confido che la proposta di legge a mia prima firma in materia di ippicoltura possa essere approvata alla Camera in prima lettura entro l’autunno.”Con queste parole la deputata Maria Chiara Gadda, capogruppo di Italia Viva in commissione Agricoltura, ha annunciato il deposito di una interrogazione in Commissione rivolta al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, in merito alle difficoltà del settore ippico e al cronico ritardo dei pagamenti per gli operatori.

“I pagamenti degli operatori italiani con fattura sono fermi a novembre 2m020 e le liquidazioni degli operatori esteri sono ancora più datate. Dobbiamo evitare che i mancati pagamenti dei premi al traguardo espongano l’Italia al rischio di espulsione dal Comitato internazionale delle Corse di Gruppo, che comporterebbe una sostanziale svalutazione dei purosangue italiani da corsa da noi allevati e una perdita di credibilità rispetto ad investitori esteri. Questo avviene proprio a ridosso della prossima asta che presenterà sul mercato la più significativa produzione di puledri italiani”, prosegue Gadda.
“Non possiamo permetterci di pregiudicare gli investimenti nel nostro Paese da parte di operatori stranieri – con conseguente ulteriore perdita di gettito e di prestigio internazionale – né di vanificare anni di lavoro e sacrifici degli allevatori. Ho chiesto espressamente al ministero di garantire il pronto pagamento dei premi al traguardo dovuti agli operatori nazionali e stranieri e per garantire tempistiche certe anche per il futuro”, conclude.

La Grecia vieta la macellazione dei cavalli. E l’Italia?

Dopo anni di battaglie, le principali associazioni che si occupano del benessere animale, raggiungono un risultato storico. Lo Stato greco, vieta la macellazione dei cavalli. È necessario che anche l’Italia prenda esempio.

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/08/06/news/la_grecia_vieta_la_macellazione_dei_cavalli-263923629/

Giuseppe L’Abbate riapri gli ippodromi 🐎

Redazione

Ecco il comunicato di Sergio Celin inviato al sottosegretario del Mipaaf per la riapertura degli ippodromi

Gent.mo Sig. Sottosegretario con delega all’Ippica,On. Giuseppe L’Abbate:

<Come portavoce del Comitato padovano contro il doping e la macellazione dei Cavalli da corsa, ritengo sia arrivato il momento da parte del Suo Ministero, di ritornare ad aprire gli Ippodromi Italiani e di ridare fiducia, a tutte quelle persone perbene che lavorano nel mondo dell’Ippica,”sacrificando” spesso anche gli affetti personali ed affrontando enormi sacrifici economici, per non trascurare i loro amati Cavalli!Questa tragedia del Covid19, che ha sconvolto l’Italia ed il mondo intero, ha “insegnato” a tutti noi umani, che tutta la nostra arroganza, egoismo e presunta “onnipotenza” di superiorita’ su tutti gli altri esseri viventi del pianeta, ci ha relegato agli “arresti” domiciliari e questa e’ l’occasione migliore che ci viene “offerta”,per cercare di rimediare a tutti i nostri errori; iniziando col rispettare i nostri amici Cavalli,c he ritroviamo ancora una volta accanto a noi e senza paura(nonostante l’essere umano, sia l’unico che ha riempito di violenza la Terra!),che non ci hanno MAI abbandonato al nostro misero “destino”,dalla Preistoria ai giorni nostri, perche’ una nostra carezza li ripaga di tutto, dal momento che i sentimenti di generosita’ e di altruismo,ormai albergano solo nel cuore dei Cavalli!Gent.mo On. L’Abbate, capisco che sta affrontando a Roma,il compito piu’ difficile di tutta la Sua carriera politica, cercare di riportare l’Ippica, al ruolo che da sempre occupava di diritto nella societa’, perche’ e’ un’ attivita’ agonistica appassionante per i giocatori, che mette a confronto diretto i vari interpreti!Il rilancio dell’Ippica non puo’ prescindere dal Cavallo, il principale ed INSOSTITUIBILE degli interpreti(es.:al posto di un guidatore, di un fantino o di un allenatore, ne arriva subito un’altro, ma se viene a mancare il Cavallo…?),bisogna valorizzarlo al di sopra di ogni altra cosa e soprattutto RISPETTARLO!!Ora il Suo Ministero non puo’ permettersi di sbagliare,questa e’ l’ultima occasione concessa al mondo Ippico per “risorgere”,mi auguro che non dia particolare ascolto ai tanti “fenomeni” da tastiera, oppure ai tanti burocrati o “passacarte” che la circondano al Ministero; al contrario ascolti di piu’ invece, i consigli di coloro che vivono da sempre l’Ippica,365 giorni all’anno h24,c he prima del proprio tornaconto personale(anche se e’ pienamente legittimo, dal momento che un imprenditore non e’ la “Caritas”…),antepongono l’amore genuino e sincero per i Cavalli e per l’Ippica quella “SANA”, (non me ne vogliano gli altri)posso citarLe alcuni nomi:la famiglia di Anita e Milva Carelli, proprietarie dell’Ippodromo Paolo VI di Taranto; la famiglia dei fratelli D’Angelo gestori di Agnano e dell’allevamento dei GAR; la famiglia dell’Ing. Maurizio Biasuzzi di Treviso, proprietari di uno degli allevamenti al trotto tra i piu’ prestigiosi in Europa; la famiglia Fraccari di Verona, proprietari dell’allevamento la Gardesana; il team della famiglia Botti nel galoppo; l’Associazione “Horse Angels” la cui presidente Dott.ssa Roberta Ravello, e’ una profonda conoscitrice dei Cavalli ed esperta nella lotta al doping; ecc. Infine ricordi sempre una cosa:dove domina l’egoismo, fare del bene ai Cavalli e non solo, e’ visto come un capriccio od una stranezza, quando va bene, ma non deve preoccuparsene e proseguire per la Sua strada>.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che mi ha dedicato ed in attesa di una lieta conferma, l’occasione mi e’ gradita per inviarLe i miei piu’ distinti saluti e sinceri auguri per il Suo lavoro.Sempre W i CAVALLI ❤!!
In fede:Celin Sergio Via San Marco,29635129 PadovaCell.:3896530339

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Ecco come il Telegraph ha rappresentato Teresa May nella crisi della Brexit.

Redazione

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Teresa May è terribilmente debole e ha provocato un nuovo livello di crisi surreale. Lei se ne deve andare.

Un classico dei britannici che la buttano tutta sulle corse. molto simile al nostro “datti all’ippica”.

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Ecco i primi tre favoriti di #KentuckyDerby, #DerbyItalianodigaloppo e del #PrixdiJockeyClub. A cura di operatori del settore italiani ed esteri.

Ecco i primi tre favoriti di Derby Usa, Italia e Francia con i link che rimandano alle rispettive genealogie complete di allevatore, proprietario, corse e somme vinte. Sono proposti da operatori del settore italiani ed esteri. Su uno dei prossimi numeri completeremo il pronostico con quelli di Germania, Inghilterra e Irlanda.

(Successivamente ogni mese aggiorneremo questi pronostici sulla base delle prestazioni)

Italian Derby di Paolo Allegri Giornalista ippico

Leader giovanile, imbattuto in 4 corse, compreso il Gran Criterium. Figlio di Paco Boy, di proprietà della scuderia Blueberry. Ha classe, se tiene la distanza può puntare anche al Nastro Azzurro.

Femmina da Sea The Stars, di proprietà della scuderia Effevì. Imbattuta in due corse, compreso il Premio Campobello. Il team dovrà decidere se puntare alle Oaks o tentare di realizzare il sogno del signor Villa di vincere il Derby con una femmina.

Maschio da Ruler of the World (linea di Galileo), terzo nel Premio Riva (linea di Mission Boy) e secondo nel Campobello (linea di Call Me Love). Ha dimostrato di galoppare forte, a contatto con i due migliori prospetti finora visti sulle piste nazionali.

Prix di Jockey Club par Bernard Salvat Consulente

Kentucky Derby di Horse Racing Nation  Magazine on line Usa

#HORSEPAINTING. Quando Pet e Arte Terapia si coniugano. Che cos’è e di cosa tratta. Ecco il decalogo di una iniziativa internazionale.

di Gabriella Incisa di Camerana

Quando Pet e Arte Terapia si coniugano per sviluppare esperienze su livelli sensoriali, emozionali e relazionali tra bambini, adulti e i nostri amici cavalli, che costituiscono un ottimo esempio educativo di capacità qualicalma, tolleranza e accettazione delle diversità.

 IL DECALOGO DI HORSE PAINTING

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  1. HORSE PAINTING è un laboratorio equiartistico che associa i benefici delle attività plastiche a quelle mediate dai cavalli. Per questo, necessita della presenza di referenti abilitati, secondo le Linee Guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali, che garantiscono il rispetto degli animali e in grado di occuparsi, inoltre, di valutare e documentare il vissuto dei bambini, anche mediante un incontro finale con i genitori e i ragazzi.

Verranno anche coinvolte una o più persone con esperienze professionali maturate in campo artistico, che si esibiranno esprimendo la propria arte dal vivo, sperimentando questa novità e introducendo l’argomento pittorico nella sua totalità, a cominciare dalla preparazione della tavolozza dei colori.

Un progetto IAA è tale quando si prefigge, come scopo, una relazione eterospecifica che porti lo stato di salute o lo sviluppo emotivo e psichico di un individuo ad equilibri nuovi.

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  1. HORSE PAINTING è un’attività a sostegno dell’educazione emozionale dell’infanzia, che consente, in maniera ludica, di apprendere il confine, per sé stesso e nella relazione intraspecie e interspecie, tra il « Non si deve» e il  «Si può ».Quello dell’uso delle mani è uno dei diritti più disattesi nella nostra società post-industriale e la troppa pulizia fa male anche alla psiche. Il bambino deve potere liberamente muoversi ed esplorare l’ambiente in cui vive: conoscere e sperimentare spronati da una sana curiosità. L’ossessione per la pulizia e la paura dello sporco possono diventare una vera e propria patologia, che impedisce un sano rapporto col mondo esterno.

Le esperienze creative nello sviluppo infantile, come queste, coinvolgono tutti i sensi e rafforzano l’acquisizione di competenze.

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  1. HORSE PAINTING è un happening che vede protagonisti, insieme, nello stesso spazio operativo: cavallo con bambini e cavallo con artista. La relazione che si crea tra questi attori è tale da attivarne così tanto i sensi, che la risposta si esprime con forza psichica, fisiologica e morale, mutando la percezione della realtà, ampliandone e modificandone la consapevolezza. Il cavallo, consapevole della vicinanza dell’uomo, è partecipe con curiosità e crea una sfera fatta dalla sua fisicità, dal suo respiro, dal suo ritmo cardiaco, dalla sua volontà, nella quale fa entrare l’essere umano che, pur accompagnato e osservato dai “custodi” dell’animale, percepisce con tutti i sensi questi input, li elabora e sviluppa risposte che valorizzano la percezione del presente e arricchiscono per il divenire.

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4.JPGHORSE PAINTING privilegia la relazione ed il contatto con il cavallo, in capezza, che può essere tenuto semplicemente alla longhina, in modo che abbia la possibilità di esprimere, volendo, il proprio eventuale disagio momentaneo. Si farà quindi fare una piccola passeggiata a mano, prima di riprendere il laboratorio di equipittura. È anche un modo per far capire al bambino che il cavallo non è solo un animale da sellare ma un compagno con cui porsi in maniera diversa e ugualmente affascinante. Un “complice” con cui giocare.

     HORSE PAINTING rispetta i canoni di coinvolgimento di cavalli anche anziani nelle Attività Assistite. Il cavallo è uno degli animali sociali d’eccellenza; la comunicazione chimico-fisica attraverso i diversi organi di senso, il linguaggio del corpo e le vocalizzazioni, origina dal fatto che il cavallo vive naturalmente in branco e possiede una potente memoria che ne influenza la percezione della realtà e la sua performance futura. Cavalli che hanno vissuto molti anni in scuderia e hanno il compito giornaliero di un lavoro in campo, hanno sviluppato una visione della realtà e della propria vita peculiare e soggettiva. Se verso di loro sono sempre stati applicati comportamenti etici, la consuetudine, il riconoscere le persone, l’aver instaurato rapporti sia gerarchici sia di amicizia con cospecifici e/o eterospecifici, risultano d’importanza fondamentale per il mantenimento del suo benessere anche da anziano. In un Centro Ippico mettere a riposo un cavallo, vuol dire per lui mantenere la possibilità di continuare ad avere i rapporti sociali abituali e non interrompere le relazioni con i suoi simili o con le persone che ha visto per anni, non interrompere in modo brusco le attività relazionali stabilite con particolari soggetti. Permettere al cavallo anziano di scegliere se svolgere e per quanto tempo Attività Assistite cosiddette “a terra”, ovviamente in modo consono e congruo alle sue possibilità, può essere veramente importante per il mantenimento del suo benessere psichico ed anche fisico. Il mantenimento del legame con il suo coadiutore e con alcuni piccoli utenti, soddisfa il forte bisogno di relazione sociale che il cavallo ha. I suoi rapporti di amicizia, fondamentali, possono continuare.

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  1. La tela-coperta di HORSE PAINTING, realizzata artigianalmente in Tunisia appositamente per questo tipo di attività equiartistica, è di tessuto grezzo in denim, spesso e poroso, senza parti metalliche, fibbie o ganci e presenta solo dei laccetti come sottopancia e nel sottocoda, che vanno annodati in maniera lasca e morbida. Le tele-coperte non sono costrittive, né fastidiose per l’equino, abituato ad indossare quella invernale per proteggersi dal freddo o l’estiva, a rete, contro le mosche.

La scelta del colore della tela-coperta, indossata dai cavalli, mediatori e catalizzatori empatici d’eccezione, non è casuale. Infatti, il blu è uno dei colori che il cavallo distingue meglio, insieme al giallo. A livello cromoterapico, inoltre, questa tonalità ha un effetto rasserenante e calmante sia sugli equini che sugli umani, che vanno a interagire in stretta equazione relazionale tra loro.

La tonalità del blu-denim è un colore che può essere associato all’oscurità, accogliente e profondo, che non distrae ma procura benessere interiore.

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  1. I colori utilizzati per HORSE PAINTING devono essere atossici e adatti all’uso a mano. Il referente artistico prepara la tavolozza con le tinte che possono essere multicromatiche o monocromatiche nelle sue infinite sfumature, a seconda degli obiettivi di lavoro prefissati.

Durante questa attività di pittura, è meglio privilegiare le forme astratte che non interferiscono con la libera espressività artistica dei bambini, sono adatte a tutti, e incentivano a giocare con i colori, con le tecniche e con gli strumenti. Eventualmente, oltre all’uso delle mani, è possibile affiancare degli stampini di spugna molle. Le diverse forme devono avere una dimensione adatta per le piccole dita dei bambini e i soggetti seguiranno un preciso percorso educativo. Il valore speciale che possiede l’attività grafico-pittorica consiste nell’elemento narrativo che questa contiene perché il bambino, mentre scarabocchia o dipinge, racconta sempre qualcosa di sé.

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  1. HORSE PAINTING consente l’uso delle dita, della mano o di entrambe, indifferentemente e in piena libertà espressiva. Secondo la dottoressa Maria Montessori, il concetto di “esperienza” è l’atto in cui il fare e l’azione rappresentano la manifestazione esterna del pensiero. In questa concezione, l’esperienza manipolativo-sensoriale, tipica della produzione artistica, assume un ruolo centrale in chiave evolutiva e la mano può essere considerata una sorta di “protesi” della mente.

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  1. Horse painting può essere un vero “battesimo” dove non c’è una performance adattativa, ma l’inizio della consapevolezza umana che questo essere così grande, così caldo, così forte, eppure così vulnerabile, può diventare un amico prezioso.Il bambino che per la prima volta avvicina un cavallo duranteil laboratorio equiartistico, vive l’esperienza partecipativa relazionandosi in modo educativo: il cavallo non è un mezzo o uno strumento, ma un altro essere vivente con esigenze e realtà peculiari che gli “permette” di entrare nel suo modo e glielo fa scoprire.

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  1. La pittura sulla tela-coperta di HORSE PAINTING permette di interagire, in maniera spontanea, tridimensionale, su entrambi i lati del cavallo, contemporaneamente, dando la possibilità ai bambini di “guardarsi” al di sopra della groppa, creando diversi “giochi di squadra”. È possibile notare come i ragazzi, che interagiscono anche senza bisogno di comunicare, siano molto concentrati, come se ognuno avesse un proprio progetto che si fonde naturalmente con quello degli altri in un’attività che risponde ad una loro necessità profonda.

Traspare sempre la serenità e la pittura lascia ampi spazi all’interazione fisica con le parti dei cavalli che la tela-coperta lascia scoperte.

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  1. HORSE PAINTING è un’attività che, coinvolgendo direttamente il cavallo, ha un linguaggio corporeo elaborato e pone l’artista in un’interazione interspecifica che lo porta a sviluppare modalità espressive nuove, poliedriche, uniche nel suo genere. Durante la pittura, il gesto della pennellata viene influenzato dalla consapevolezza di “accarezzare il cavallo”, un atto percepito in maniera molto forte. Più che un tocco, un vero e proprio collegamento, in un interscambio continuo.

HORSE PAINTING : SCATTI D’AUTORE

 «Amo fotografare, a 360° gradi, persone, paesaggi, luoghi; raccontare storie con la macchina fotografica è la sintesi che si racchiude in un’immagine sopra un foglio di carta, fatta di un momento in cui tutto si concentra e si raccoglie: cultura, memoria, ricordo, testimonianza, documentazione.

E ci sono momenti in cui un fotografo chiude gli occhi e fotografa con il cuore; questo mi è successo durante la giornata Horse Painting al Centro ippico del Meisino. Ho visto la gioia negli occhi, nelle mani, nei sorrisi di bambini che hanno dato sfogo alla loro felicità in simbiosi con cavalli, colori, natura, sotto lo sguardo tenero di genitori, assistenti, amici. E poi capisci che la disabilità è un pensiero relativo, che esiste solo nella non conoscenza, ovvero nell’ignoranza.»

(Emilio Ingenito, autore di questi scatti di HORSE PAINTING, presidente de « Il terzo Occhio » nato come gruppo di ricerca, e divenuto in seguito associazione culturale artistica fotografica, grazie alla comune collaborazione di alcuni fotografi dell’area metropolitana torinese. La sua ricerca artistica è orientata principalmente nella rappresentazione dell’uomo nel paesaggio e negli spazi urbani, e nella produzione di lavori più concettuali. Lavora in progetti tematici, pubblicazioni, calendari e organizzazione di mostre).

 Si ringraziano il Centro Ippico Meisino di Torino e la Fondazione Noi Altri Onlus di Fossano

Per maggiori informazioni: A.S.Se.A. Onlus 333 752 0732 / a.assea@libero.it

HORSE PAINTING© by Centre Hippique Mahdia (Tunisia) Riproduzione vietata, tutti i diritti riservati.

 

Considerazioni sulla prossima apertura del galoppo milanese e sulla #Botti Family. Oggi deve fare un salto di qualità espandendosi all’estero.

Marco figlio di Alduino (a s e con scuderia a Newmarket) e Alessandro Botti figlio di Giuseppe (con scuderia a Newmarket) alle aste di settmbre a Milano.jpg

Nella foto Marco (a sx) e Alessandro Botti alle aste quando ancora si tenevano a Settimo Milanese. I due attualmente fanno base rispettivamente a Newmarket e Chantilly, dove ottengono importanti successi. Due emigranti di lusso della diaspora ippica italiana che ha perso due dei suoi migliori figli. (foto archivio Chavalier.net).

Redazione JJcdiH

I Botti – escludendo Marco ed Alessandro – sono un po come la Juventus, vincono in casa, ma la coppa (nel caso una corsa di Gr1 estera), non l’hanno mai vinta (almeno fino ad ora).

Se un appunto si può fare ai Botti “italiani”, è quello di non essere in grado di alzare pesantemente il livello della qualità. Sono nel piccolo, un Coolmore in miniatura. Con volontà potrebbero diventare un colosso quantomeno europeo che fa concorrenza alle grandi scuderie e allevamenti. Con Sea of Class, hanno raggiunto un importante traguardo, ma c’è ancora molta strada da fare.

Sabato 16 marzo prende il via la nuova stagione del galoppo all’ippodromo di San Siro. I problemi del mondo ippico sono tutt’ora irrisolti e non se ne vede la fine. La #TaskForce terminerà il suo lavoro entro l’anno. Ovvero un anno ancora perso, quando i problemi era possibile risolverli con una azione diretta e importante del Ministro in tema pagamenti, promozione e calendario delle corse. Ma niente, si prosegue con quello che c’è. Con tanto di sanzioni della Ue in relazione al riordino degli ippodromi.

la prossima stagione a San Siro, si apre come si è chiusa quella precedente. Senza un piano organico, senza una qualsivoglia programmazione e con un calendario che nn produce nessuna selezione. Prosegue con la sistematica distruzione del palinsesto corse, nel caso con l’anticipo di una corsa faro come il Cesare degli Occhi alla prima giornata di corse.

La #Botti Family

In questo scenario si inserisce la Botti Family. Odiata da molti, accusata di monopolizzare le corse in cui, ad esempio su 6 partenti, 5 appartengono a scuderie da loro allenate. Tutto vero, tutto verificato. Ma se nn ci fossero loro, le corse chi le farebbe? È a questo interrogativo che i loro detrattori devono rispondere. Tanto più che nuovi proprietari all’orizzonte nn se ne vedono. E senza che la società metta in campo un programma promozionale degno di questo nome che sia in grado di portare davvero i milanesi all’ippodromo e nuovi proprietari nelle scuderie di San Siro. Ma tant’è: cosa importa alla società guidata da #FabioSchiavolin di valorizzare un patrimonio come San Siro, che nn appartiene solo a Snai, ma alla Città di Milano, su cui un sindaco intelligente dovrebbe quantomeno buttare uno sguardo. E quindi?

Vent’anni fa dicevo che se un imprenditore ippico intelligente, avesse pesantemente investito nell’ippica, gettando sul mercato una quantità importante di cavalli, sarebbe stato gioco facile accaparrarsi tutto il monte premi. I Botti hanno capito che quella era la strada. Il declino dell’ippica li ha sostanzialmente e pesantemente agevolati, spazzando via quel poco di concorrenza esistente. Sparite le grandi e medie scuderie, spariti allenatori capaci, rimasti solo simulacri delle grandi tradizioni dei Pandolfi, o dei Benetti, tanto per fare un paio di nomi illustri, ci sono solo loro. E loro, hanno cominciato ad operare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Giusto o nn giusto è così, che lo si voglia o no. Oggi sono i Botti a fare le corse. E a tenere in piedi comunque la si giri tutto il sistema corse del galoppo italiano. E all’orizzonte nn si vede chi possa contrastarli.

Ps. sono queste io ritengo, le uniche osservazioni che meritano rispetto sull’operato della Botti Family. Il resto prodotto dall’ambiente, dal parterre di San Siro sono solo chiacchiere livorose.

L’altra metà dell’#Equitazione. Un percorso inedito alla ricerca di personaggi femminili a cavallo in omaggio all’8 Marzo.

di Gabriella Incisa di Camerana (#GabriellaIncisadiCamerana)

Guerriere o cacciatrici, cavallerizze celebri o intrepide sportive, aristocratiche, religiose o contadine, tutte queste amazzoni rintracciano la lunga storia dell’emancipazione femminile grazie al cavallo, primo vero «mezzo» di affrancamento quotidiano, di evoluzione e di uguaglianza di fronte all’uomo.

L’equitazione è l’unica prova olimpica in cui uomini e donne gareggiano insieme, alla pari.

Il rapporto delle donne con il cavallo è stato studiato da etologi, etnologi, sociologi e psichiatri nonché evocato in alcuni grandi miti dell’antichità. A cominciare da quello delle Amazzoni, che sono le prime a ricorrere alla cavalleria in una società matriarcale in cui gli uomini sono i loro schiavi, o ne sono esclusi, fino alla realtà di quelle tombe sauromate femminili dell’antichità che contengono finimenti e armi, a dimostrazione di quanto queste donne sappiano combattere e cavalcare. Tra gli #Sciti e i #Sarmati, la pratica dell’equitazione, anche militare, da parte delle donne, era infatti una realtà ordinaria.

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Donne e cavalli venerati, invece, dai #Celti che la incarnano in #Epona, una dea molto popolare, il cui culto è attestato da fonti gallo-romane. È lei, la dea che si prende cura dei cavalli, un animale emblematico dell’aristocrazia militare gallica, e assume anche un ruolo di fertilità nonché di guida psicosomatica, l’accompagnatrice delle anime verso le isole dell’altro mondo.

La figura guerriera dell’eroina-cavaliere, di cui #Giovanna d’Arco è la più conosciuta in Francia e per estensione in Occidente, è comune a molte civiltà, come tra i #Berberi del Sahel, la #Dihya una regina guerriera berbera che combatte gli #Omayyadi durante la conquista musulmana del Maghreb nel VII secolo. Fonti arabe la chiamano #al-Kāhina, che significa “profetessa”, soprannome dato dai suoi avversari musulmani, per la sua capacità di predire il futuro e ancora oggi viene rappresentata, nella tradizione #Amazigh, in sella al suo berbero dal mantello niveo.

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Durante il Medioevo, in Occidente, numerose corporazioni accettavano l’adesione delle vedove in modo che potessero continuare l’attività dei loro mariti defunti e alcune donne si dedicavano ai mestieri inerenti al cavallo. Nelle campagne, le donne spesso assumevano uomini per la propria fattoria ma le cure, la gestione e la salute dei cavalli da traino e da lavoro rimanevano nelle loro mani femminili.

Ma, nonostante le difficoltà, molte donne percorrevano comunque lunghe distanze e le mogli dell’alta società spesso accompagnavano i loro mariti nei tornei. Le religiose e le donne pie compivano, in sella o in portantine ippotrainate, i pellegrinaggi mentre le nobildonne, talvolta, si davano ad attività come la caccia e la falconeria a cavallo, come dimostrano le numerose miniature dell’epoca.

La maggior parte delle donne medievali cavalcava a cavalcioni, con una gamba su ciascun fianco del cavallo, anche se un modello di sedile con un poggiapiedi fu inventato nel XII secolo per consentire alle nobildonne di cavalcare all’amazzone, cioè con entrambe le gambe sullo stesso lato, consentendole d’indossare abiti elaborati. Donne a cavallo e anche in guerra, come #Matilde, imperatrice del Sacro Romano Impero che, bardata d’armatura, si pone alla guida del suo esercito contro il cugino Stefano d’Inghilterra.

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Regine in sella, sempre, dall’imperatrice d’Austria, #ElisabettadeWittelsbach detta #Sissi, che monta infaticabilmente i suoi cavalli russi di razza #Orlov, i #Junker ungheresi, gli #Anglo-arabi e i #Lipizzani in campagna o nella sua personale pista da circo, dove perfeziona le figure di Alta Scuola, all’inglese #ElisabettaII, altra amazzone appassionata e intrepida, che a 91 viene sorpresa in una passeggiata equestre, nella sua proprietà di #Balmoral. Passando per #AlexandraFeodorovna, moglie di #NicolaII e ultima #ImperatricediRussia, ritratta in alta uniforme sul suo cavallo dalle alle alte balzane posteriori.

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#LisHartel, invece, è la prima donna a vincere una medaglia olimpica nell’equitazione, una medaglia d’argento individuale, ai Giochi del 1952. Questa Olimpiade segna la prima partecipazione delle donne alla competizione in questa disciplina. Ma non solo, in quanto questa amazzone è ancora più meritevole perché vittima della poliomielite, durante la sua seconda gravidanza, che la lascia paralizzata dalle ginocchia in giù. La sua carriera e il suo impegno la rendono una delle pioniere dell’#equitazione handisport.

La disabilità ha altre «eroine», a cominciare da #TempleGrandin, giovane autistica con molti problemi di relazione, che pensa in immagini ma possiede una speciale affinità con gli animali, che la portano non solo a conseguire due lauree, di cui una in medicina veterinaria, ma anche a farla diventare, grazie alle sue scoperte, una dei maggiori esperti del comportamento animale. Le sue spiccate abilità di pensiero visivo e associativo le permettono, inoltre, di gettare una nuova luce sui  Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) e d’individuare possibili strade per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.

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E come non ricordare la pioniera della #riabilitazioneequestre, grazie alla complicità e alla mediazione del cavallo, la professoressa #RenéedeLubersac, classe 1925, un’aristocratica francese le cui origini familiari risalgono all’XI secolo. Attivista durante la Resistenza, dopo la Liberazione si trasferisce a Parigi, dove inizialmente si occupa di giornalismo e design della moda, per diventare in seguito una creatrice di giochi educativi e attività psicomotrici. Allo stesso tempo, studia psicopedagogia e terapia psicomotoria allargando il proprio campo di ricerca nell’#ippoterapia per il trattamento delle psicosi dei bambini e degli adolescenti,

La sua prima opera «#Rieducareconl’equitazione», scritta insieme al fisioterapista e cavaliere #HubertLallery, viene pubblicata nel 1971.

Elementi di psicomotricità come la costruzione dello spazio, l’adattamento al ritmo, l’equilibrio, il tono, ecc. vengono lavorati grazie alla pratica equestre. Ma la #Lubersac andrà oltre, codificando l’approccio dell’equitazione come « terapeutica » se si dà l’opportunità al paziente di scoprire il cavallo non nel classico e rigido setting dell’#equitazione ma a piedi, mettendolo in situazioni in cui sviluppare una relazione come prendersi cura del cavallo, fargli brusca e striglia o camminare con lui, considerarlo permettendogli, in tutti questi momenti, di essere un vero partner.

E, infine, ci sono anche quelle donne che amano l’avventura e vivono « fuori dagli schemi » e dalle convenzioni imposte da una società che non vede di buon occhio i loro eccessi e le loro stravaganze. Come #JaneDigby, l’aristocratica inglese che a 47 anni e dopo 3 matrimoni, 6 figli e innumerevoli amanti, trova l’amore, tra le dune del deserto siriano, nel giovane sceicco #MedjuelElMezrabAl-Enezi, principe di Palmira, uomo colto e raffinato, che s’innamora immediatamente della sua bellezza e del suo sorprendente modo di domare i cavalli selvaggi, retaggio della sua educazione britannica.

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E mentre le donne continuano, in occidente, a montare all’amazzone, oltreoceano la scandalosa condotta della leggendaria #CalamityJane coincide con l’ondata dei movimenti contestatori femministi del XX secolo che indurranno la Francia ad autorizzare le donne a portare i pantaloni e a montare a cavallo «come gli uomini» solo nel 1930.

Grazie al cavallo, che incarna i viaggi all’aria aperta, l’autocontrollo, la padronanza di sé e la comunicazione con la natura, anche i mestieri della filiera equina si aprono alle donne, che comunque conservano un atteggiamento « più materno » nel loro confronti.

 

Ecco favoriti a oggi del Kentuky Derby. I pensionari di #BobBaffert al top della speciale classifica.

Redazione

Proseguiamo con i reportage sul #KentukyDerby. Ecco a oggi i primi 10 favoriti e le loro migliori prestazioni.

Qui il link dove vedere tutti i partenti rimasti

https://www.horseracingnation.com/p/c/Kentucky_Derby_2019_Contenders

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La genealogia del favorito Game Winner

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Il cavallo al rientro dopo la vittoria nella Breeders Cup Jouvenile