Dopo anni di battaglie, le principali associazioni che si occupano del benessere animale, raggiungono un risultato storico. Lo Stato greco, vieta la macellazione dei cavalli. È necessario che anche l’Italia prenda esempio.
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Gran Premio di Milano ultimo atto. Così finisce il galoppo in Italia.
Claudio Gobbi
Con la squallida corsa che ha visto ancora ai primi tre posti gli stranieri, si è compiuto l’ultimo atto che porta alla distruzione del mondo del galoppo italiano. A quanto è dato sapere questa operazione è stata patrocinata da Franco #Castelfranchi con il concorso di un esponente del Mipaaf, in modo che il Gran Premio dai 2400 metri fosse portato agli anonimi 2000 (forse così favorendo i cavalli stranieri di seconda fascia). Un inutile atto che priva di prestigio, di selezione, la maggiore corsa del calendario italiano delle corse al galoppo vinta dai grandi campioni nazionali del passato. Che nn porta nulla in termini di pubblico e di marketing. Ma corresponsabile di questo atto anche la società che gestisce l’ippodromo che nn ha alzato un dito per impedire questo scempio a danno della società stessa e dell’ippica milanese e italiana, lo stesso scempio che ha dovuto subire il Derby di Capannelle. Come in quel caso, i maggiorenti del settore, nn hanno alzato un dito per impedire questa conclusione.
Unica nota positiva per il mondo del galoppo milanese il ritiro da parte di Snaitec (leggi #Schiavolin), del ricorso per avere mano libera sulle aree dello stesso ippodromo.
La Lombardia estende la caccia alla volpe per tutto l’anno. E quella a cavallo? Il parere del Master della Milanese Cacce a Cavallo (video).
https://www.monzatoday.it/attualita/caccia-volpe-lombardia.html
Il parere di Gibi Litta Modignani, Master della Milanese Cacce
Caro Claudio (Claudio Gobbi, titolare del blog Chavalier.net), ho letto il link di cui sopra riguardo l’estensione a tutto l’anno della caccia alla volpe ( col fucile ).
Questa nuova situazione non cambia nulla per noi della “caccia a cavallo” poichè come ben sai dal dopoguerra la SMCC non pratica più attività venatoria ma solo “sportiva” tramite una traccia di odore che gli”hounds” inseguono su un percorso prestabilito, lavorando in libertà ma non disturbando affatto la fauna selvatica nè tantomeno uccidendola.
Per quanto sopra detto i nostri permessi sono quindi concernenti l’attraversamento di spazi riservati quali riserve di caccia, oasi di ripopolamento, parchi, proprietà private ecc. Di conseguenza non siamo tenuti a rispettare nessun calendario venatorio se non in qualche zona o periodo per quel che riguarda l’addestramento della nostra muta.
La volpe selvatica si sta espandendo molto nelle nostre zone ed è per questo che oggi è tornata ad essere considerata un “nocivo” e quindi cacciata ed uccisa.
Non so se questa novità potrà essere la soluzione del problema là dove sia diventato importante ma sta di fatto che la volpe ormai si è inurbata in molti territori non essendo più stata disturbata; nel mio giardino a Varese ne ho contate anche sette!!
Spero di essere stato esaustivo…
A presto Gibi
Di Paola. La lettera a Conte per la riapertura del mondo equestre. Perchè l’ippica si e noi no?
Ecco la lettera inviata oggi del Presidente della Fise Marco di Paola, al Presidente del Consiglio Giuseppe conte per la riapertura del mondo equestre e quindi della possibilità di organizzare concorsi ippici: “Perche l’ippica si e noi no?
APERTURA CORSE-LINEE GUIDA DAL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO. (OGGI)
Non più di due ore fa il Comitato tecnico scientifico ha dato il via libera alla riapertura delle corse.
APERTURA CORSE-LNEE GUIDA DAL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO
https://www.gioconews.it/ippica/64255-ippica-mipaaf-ecco-le-linee-guida-per-la-ripresa-delle-corse
DECRETO RILANCIO: TUTTA LA NORMATIVA CHE RIGUARDA AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO
Dopo la lettera di #TeresaBellanova al Presidente del consiglio in merito alla riapertura degli ippodromi e al sostegno all’allevamento del cavallo da corsa, publichiamo la parte del #DECRETORILANCIO CHE RIGUARDA l’#agricoltura e l’#allevamento
a cura di Alberto Giordano
Decreto Rilancio, tutte le misure che riguardano l’agricoltura
Era il 1976. Un giovane cavaliere racconta 15 giorni in sella nel centro di allenamento di Chantilly. (video la pista Americaine)
Nell’immagine qui sopra la genealogia della cavalla Reine Didon citata nel racconto. Nell’immagine di apertura, cavalli in allenamento sulla pista l’Amercicane.
Chantilly nn è solo famosa per la famosa crema pasticciera. Ma per essere il più importante centro di allenamento di cavalli da corsa d’Europa comunitaria. Il racconto di 15 giorni in sella a una purosangue di un giovane cavaliere nell’estate del 1976
di Claudio Gobbi
Lei aveva gambe lunghissime e un fisico da impazzire, bruno elegante come può esserlo solo una parigina che frequenta i luoghi del jet set internazionale. Impossibile non innamorarsi di un essere come quello, a Parigi, uno dei luoghi dell’amore per l’eccellenza. Dove si incontrano gli innamorati, dove nascono passioni struggenti come quella che vi racconto.
Ero partito da Como accompagnato al treno dai miei genitori e da amici di famiglia che erano in vacanza sul lago, in un piccolo paese, Lezzeno, in quel luglio del 1979. Avevo voluto fortemente quel viaggio. Era il mio riscatto, dopo un lungo periodo di profonda inquietudine e sofferenza. Di amori perduti e lavori mancati. Venivo dal torpore di lunghi anni di psicofarmaci adagiato sul lettino di uno psicoanalista. Quel viaggio diede origine a una nuova vita. Come altre volte è successo nel percorso che mi ha portato oggi a scrivere di esso.
Ricominciavo da dove avevo iniziato otto anni prima a Merano, quando il mio compagno a quattro zampe, si chiamava Morozzo. Ora mi chiedevo chi mi sarebbe stato accanto in quei 15 giorni di vacanza a Chantilly, la meta finale del mio viaggio di quell’estate del 1979?
Feci scalo a Milano, poi mi imbarcai sul treno che in una notte mi avrebbe portato a nella ville lumier. Da lì alla mia meta finale, sempre in treno: Chantilly che i più identificano con una golosa crema pasticcera ma che è l’ultimo dei suoi pregi. Passando per la gare de Lion, una stazione simile a quella centrale di Milano, ma molto più piccola, così almeno mi era apparsa allora.
Chantilly dista una mezz’ora da Parigi. Sta in campagna. È solo un paesino circondato da boschi e da piste di allenamento per cavalli da corsa, per i purosangue, la sua missione per eccellenza, altro che pasticcini e bignè! Il più grande di Francia e tra i primi al mondo. Attorno decine di scuderie che risalgono all’Ottocento. Qui hanno dimorato grandi cavalli del passato che vi erano acquartierati in edifici antichi. Gloriosi purosangue tra cui Gladiateur il primo francese ad andare a vincere e battere gli inglesi a Epsom, nel loro Derby, immortalato su tela da un altro francese, guarda caso, Theodore Gericault, che per primo nella storia, raffigurò nel suo soggiorno lodinese, quella che è la corsa delle corse per antonomasia. Personaggio singolare Theodore, un cavaliere con tutte le qualità che si richiedono per esserlo, tra cui quella di essere un vero tombeur de femme. Che il nostro non mancò di onorare se, per sfuggire alla vendetta dello zio a cui aveva concupito la giovanissima moglie, Alessandrine da cui ebbe un figlio, fuggi nella perfida Albione.
Chantilly. Un immensa è sconfinata distesa di boschi silenziosi in cui come in racconti fiabeschi sono i sentieri a condurre alle dimore di magnifici cavalli che ogni mattina li animano col battere di zoccoli e nitriti.
Sullo sfondo un marmoreo castello antico, quello del duca di Condè, dimora di un grande di Francia che mi apparve come un mausoleo e i cui giardini, seppi molto tempo dopo, furono realizzati da un genio, Andrè le Notre, il giardiniere del Re Sole, mica uno qualunque. Poi ancora quell’ippodromo dove si corre il Derby di Francia, che alle alte mura del castello di Ludvig in Baviera di cui riproduceva le fattezze, ha sostituito il legno così da produrre un atmosfera da fiaba. Ecco ero entrato in quello che mi apparve come il paradiso, quello dei cavalli.
Portavo con me una sella straordinaria di Pariani che con Hermés è il più storico e prestigioso dei sellai europei e forse del Mondo. Fatta di cuoio inglese, fatta a mano e su misura per me solo, e solo per cavalli da corsa. Gli stivali anche quelli a mano, di morbida pelle di capretto. Il casco era di quelli che portano i fantini veri. Sono stati 15 giorni indimenticabili.
Mi portò in quel paradiso un italo inglese, tale Murray che lavorava per una scuderia importante in cui faceva il vice del trainer, quella di Charles Milbank in cui fui ospitato, e di cui ho il vago ricordo di un signore alto, biondo che raramente si faceva vedere in scuderia ma che sovraintendeva i lavori dei cavalli la mattina per valutarne la forma in vista delle corse. Una prima lama tra I trainer, come si dice in gergo ippico. Mi alloggiarono in un caravan proprio dietro quell’antico cortile su cui guardavano i box e dove al centro stava un tondino in sabbia per la doma dei puledri. Quell’anno in scuderia c’erano il primo e il quarto del derby di Francia dell’anno successivo, Policemen, (in sella Lanfranco Dettori), e Dom Aldò.
La mattina seguente sveglia alle 6 per la prima delle tre uscite dei purosangue allenati da Milbank a cui ero accodato. La mia monta, si dice proprio così in gergo ippico, era già sellata da quei ragazzi di scuderia con cui feci amicizia, e con cui mi presi anche una sbornia colossale.
Bellissima era bellissima, capricciosa inutile negarlo, come quelle femmine che sanno di piacere e ne approfittano. Ecco lei era così. Reine Didon, femmina baia figlia di Margouillat, un buon performer con all’attivo alcuni gran premi. Una vera purosangue da corsa che calcava le scene, a dir il vero senza troppo successo, di uno dei maggiori teatri dell’ippica internazionale, Longchamp, il tempio, la scala del galoppo o Turf come dicono gli inglesi per definire questo sport. Io ci sarei salito in sella tutte le mattine e per i primi 7 di quei 15 giorni, anche con un po’ di apprensione.
L’amore si sa è litigarello. E non ci misi molto a capirlo. Almeno per la prima settimana, non è che andassimo proprio d’accordo, tutt’altro. Voltafaccia è un temine molto usato nell’ippica. Sta a significare un tipico atteggiamento del cavallo, quello di girarsi di scatto con la spiacevole conseguenza di essere sbalzato di sella. Ebbene Reine Didon era una specialista in materia. Attraversando il bosco al passo, prima di arrivare in pista di allenamento, il suo divertimento era proprio quello. Non riuscii a buttarmi giù e dopo un paio di mattine le presi le misure e abbastanza tranquillo arrivavo in pista con lo squadrone dei cavalli di Milbanc.
E qui veniva il bello. L’Americane, è una pista di allenamento in sabbia lunghissima e larghissima. Appare improvvisamente dal bosco e i cavalli vi si lanciano subito al galoppo. Immediato era il desiderio della cavalla di dare sfogo alle sue pulsioni, per raggiungere l’estremo limite della distesa sabbiosa, in una forsennata esplosione di vivacità che cercavo di rallentare, mentre Reine mi mostrava i segni di quell’impazienza che non comprendevo, ma si sa, a volte, le amanti sono senza freni.
Procedeva in un galoppo a balzi che non è proprio il massimo per chi ci sta sopra. Poi al limite della pista, rallentava, eseguiva un semicerchio sgroppando e di nuovo via per tornare al punto di partenza con lei finalmente in un galoppo disteso. Passò così tutta la prima settimana. Poi smisi di esserle contro. Desideravo fondermi in un tutt’uno con lei. Non mi opposi al suo desiderio di che si esprimeva in quel galoppo a balzi, e liberai le sue, e le mie, passioni in un volo sulle ali della libertà con il classico vento che ti sferza la faccia.
Arrivò sabato, il giorno dei lavori veloci che preparano alle corse. Andammo a galoppare su un’altra pista in sabbia. Io staffato corto come un vero e proprio jockey, non potei fare a meno di voltarmi e vedere quelle poderose leve posteriori di Reine Didon che spingevano, spingevano con enorme potenza. Sopra di noi i rami degli alberi, formavano una cupola verde.
Il gruppo dei cavalli di Milbanc fermò il galoppo in una radura vicina alla pista e cominciammo a girare in tondo al passo. In un rito sempre uguale che risaliva alla fine dell’ottocento, quando uomini e cavalli cominciarono a occupare quel bosco e quelle piste, un uomo di scuderia smontò da un puledro e l’allenatore vi face salire il fantino per un lavoro veloce in preparazione alla corsa. Il jockey si chiamava Jojo Deleuze, una delle fruste super di Francia con all’attivo tanti gran premi. In un balzo fu in sella e veloce sparì alla nostra vista. Noi del gruppo tornammo galoppando verso il bosco e poi al passo in scuderia.
Alla fine dei secondi sette giorni, il ritorno a casa, a Milano. Da Chantilly ho portato un ricordo, una cravache, una frusta da corsa che mi feci fare da Petitpas, a Maison, abbreviativo di Maison Lafitte, come la gente di cavalli di Francia chiama questo altro centro di allenamento per cavalli da corsa dove anche pranzai in un improbabile ristorante che di italiano aveva solo il nome. Un sellaio che nulla ha tutt’ora da invidiare a Hermès. Non ricordo assolutamente nulla di quel viaggio di ritorno. Ma, forse, non sono mai tornato, sono ancora in quella scuderia, in sella a Reine Didon: galoppo con lei all’infinito sull’Americaine.
Bicocchi, come tutti aspetta la ripartenza e scalpita per ritornare in concorso.
Roberta Lar & Greta Milesi
Cavalieri e dintorni
Il cavaliere azzurro in grande spolvero, come tutto il movimento equestre, ha dovuto interrompere l’attività in un momento di successi, ma pronto a riprendere un cammino già ricco di soddisfazioni.
Il Capo Aviere scelto, classe 1976, Emilio Bicocchi, nel 2016 varca il gradino più alto del podio ad Arezzo del Campionato Italiano salto ostacoli insieme al suo compagno Sassicaia Ares, già vincitore del titolo nel 2009 con Kapitol d’Argonne e nel 2005 in sella a Landrù. Tre volte campione italiano assoluto.
Inizia a montare a cavallo a 6 anni ma è con Ugolino che a 10 calpesta i primi campi gara nazionali mentre è Inedito del Terriccio il cavallo che lo accompagna a 13 anni al primo concorso internazionale a Vichi.
Con l’arrivo di Kapitol d’Argonne il gioco comincia a farsi serio, vanta la partecipazione a due campionati del mondo, ad Aquisgrana nel 2006 e a Lexington nel 2010, e un Gran Premio allo CSI cinque stelle di Madrid nel 2010. Un grande cavallo sotto la sella di un sempre più grande Emilio.
Sassicaia Ares, cavallo dal grande temperamento, ed Emilio Bicocchi, consolidano un rapporto simbiotico che li porterà a ottenere risultati straordinari, come la prestazione nel Grand Prix di Spruce Meadows, evento conclusivo del CSIO5* di Calgary, in Canada dove Emilio sfiora il podio. Diventa uno dei cavalieri di riferimento della compagine italiana.
Gentile e attento al bene fisico e psicologico dei suoi cavalli, Emilio intravede nella giovane figlia di Verdi, Evita SGZ, una cavalla con caratteristiche tali da meritare la sua attenzione. E infatti il fiuto non si era ingannato. Sotto la sua guida la trasforma in un’atleta veloce, attenta e collaborativa.
Se montare a cavallo è alla portata di molti creare un’intesa è già di per se una vittoria. Il neo binomio partecipa alle più prestigiose competizioni di coppa delle nazioni, coppa del mondo, e molto altro. Solo il Covid-19 e il conseguente rinvio di tutte le competizioni sportive ne ha fermato l’entusiasmante ascesa sportiva.
Quando il talento si combina con il lavoro, la pazienza e la sensibilità questi sono i risultati, Emilio Bicocchi un campione di cui andare fieri.
Stiamo vivendo un momento difficile sia dal punto di vista sanitario che emotivo. Siamo costretti a vivere confinati in casa senza poter andare dai nostri cavalli, e loro devono far a meno di noi e delle nostre attenzioni.
Scheda
- Nome, regione di provenienza-Toscana, aeronautica militare
- Cavallo di punta-Evita Sgz
- Cavallo del cuore-Kapitol d’Argonne e Sassicaia Ares
- Una curiosità sul tuo cavallo di punta-riconosce il suo Groom, Josef, dalla camminata quando entra in scuderia e lo chiama.
- Cinque cavalli di cavalieri stranieri e/o italiani che vorresti montare-Alice, Cloney, Fit For Fun, Cornetto, Ottava meraviglia
- Il concorso più bello al quale hai partecipato-Napoli, Piazza del Plebiscito
- La gara più importante-Campionati del Mondo
- La vittoria più sentita-Madrid 5*
- Una gara sfortunata-finale LAS Vegas di questo anno ( non svolta)
- Superstizioso? Oggetto portafortuna?-Non particolarmente
- Obiettivi per il futuro-)in questo momento è lo stesso per tutti:
La ripartenza.
il trainer Mark Casse & Wise Dan nella Hall of Fame.
A sx il fantino Darrel McHargue. a dx il trainer di Wise Dan Mark Casse premiati quest anno con la nomina nella Hal of Fame 2020.
Redazione
Ecco i nuovi membri eletti mercoledì 6 maggio nella National Museum of Racing e alla Hall of Fam
Qui sopra la genealogia si Wise Dan
La classe del 2020 comprende l’allenatore Mark Casse e il cavallo da corsa Wise Dan nella categoria contemporanea;
il fantino Darrel McHargue e il cavallo da corsa Tom Bowling tramite lo Historic Review Committee;
e Pillars of the Turf selezioni Alice Headley Chandler, J. Keene Daingerfield, Jr., e George D. Widener, Jr.
La cerimonia di premiazione alla Hall of Fame è prevista provvisoriamente per venerdì 7 agosto, presso il padiglione delle vendite Fasig-Tipton a Saratoga.
Il Museo sta monitorando le normative statali e sanitarie relative alla pandemia di COVID-19 e agirà in conformità con tali politiche e relative pratiche. Una decisione sullo stato della cerimonia di introduzione al 2020 è imminente.
Il curriculum di Mark Casse
Mark Casse, 59 anni, nativo di Indianapolis, ha ottenuto la licenza di allenatore in Massachusetts all’età di 17 anni e ha sellato il suo primo vincitore a Keeneland con Joe’s Coming, nell’aprile del 1979. Secondo i dati di Equibase, Casse ha vinto 2.865 corse con per un totale di $ 174.628.624 il nono di tutti i tempi) (dati al 3 maggio). Gli esiti sono stati ottenuti sia negli Stati Uniti che in Canada, Casse ha vinto il Sovereign Award for Outstanding Trainer in Canada un record di 11 volte ed è stato inserito nella Canadian Racing Hall of Fame nel 2016. Ha vinto i due terzi della Triple Crown americana nel 2019, quando War of Will ha vinto il Preakness e Sir Winston ha prevalso a Belmont.
Casse ha è stato il trainer dei vincitori del premio Eclipse Classic Empire, Shamrock Rose, Tepin e World Approval, nonché del Canadian Horse of the Year Catch a Glimpse, Lexie Lou, Sealy Hill, Uncaptured e Wonder Gadot. Ha vinto un totale di sette gare nella serie canadese Triple Crown (il Principe di Galles quattro volte, il Queen’s Plate due volte e il Breeders ‘Stakes una volta), cinque gare Breeders’ Cup (il Mile due volte, così come la Filly e Mare Sprint, Juvenile e Juvenile Fillies Turf) e la Queen Anne Stakes al Royal Ascot con Tepin. Casse ha addestrato 18 cavalli che hanno vinto $ 1 milione o più ed è stato il principale allenatore di Woodbine (11 volte), Turfway (quattro volte), Keeneland (tre volte) e Churchill Downs (due volte).
Giuseppe L’Abbate riapri gli ippodromi 🐎
Redazione
Ecco il comunicato di Sergio Celin inviato al sottosegretario del Mipaaf per la riapertura degli ippodromi
Gent.mo Sig. Sottosegretario con delega all’Ippica,On. Giuseppe L’Abbate:
<Come portavoce del Comitato padovano contro il doping e la macellazione dei Cavalli da corsa, ritengo sia arrivato il momento da parte del Suo Ministero, di ritornare ad aprire gli Ippodromi Italiani e di ridare fiducia, a tutte quelle persone perbene che lavorano nel mondo dell’Ippica,”sacrificando” spesso anche gli affetti personali ed affrontando enormi sacrifici economici, per non trascurare i loro amati Cavalli!Questa tragedia del Covid19, che ha sconvolto l’Italia ed il mondo intero, ha “insegnato” a tutti noi umani, che tutta la nostra arroganza, egoismo e presunta “onnipotenza” di superiorita’ su tutti gli altri esseri viventi del pianeta, ci ha relegato agli “arresti” domiciliari e questa e’ l’occasione migliore che ci viene “offerta”,per cercare di rimediare a tutti i nostri errori; iniziando col rispettare i nostri amici Cavalli,c he ritroviamo ancora una volta accanto a noi e senza paura(nonostante l’essere umano, sia l’unico che ha riempito di violenza la Terra!),che non ci hanno MAI abbandonato al nostro misero “destino”,dalla Preistoria ai giorni nostri, perche’ una nostra carezza li ripaga di tutto, dal momento che i sentimenti di generosita’ e di altruismo,ormai albergano solo nel cuore dei Cavalli!Gent.mo On. L’Abbate, capisco che sta affrontando a Roma,il compito piu’ difficile di tutta la Sua carriera politica, cercare di riportare l’Ippica, al ruolo che da sempre occupava di diritto nella societa’, perche’ e’ un’ attivita’ agonistica appassionante per i giocatori, che mette a confronto diretto i vari interpreti!Il rilancio dell’Ippica non puo’ prescindere dal Cavallo, il principale ed INSOSTITUIBILE degli interpreti(es.:al posto di un guidatore, di un fantino o di un allenatore, ne arriva subito un’altro, ma se viene a mancare il Cavallo…?),bisogna valorizzarlo al di sopra di ogni altra cosa e soprattutto RISPETTARLO!!Ora il Suo Ministero non puo’ permettersi di sbagliare,questa e’ l’ultima occasione concessa al mondo Ippico per “risorgere”,mi auguro che non dia particolare ascolto ai tanti “fenomeni” da tastiera, oppure ai tanti burocrati o “passacarte” che la circondano al Ministero; al contrario ascolti di piu’ invece, i consigli di coloro che vivono da sempre l’Ippica,365 giorni all’anno h24,c he prima del proprio tornaconto personale(anche se e’ pienamente legittimo, dal momento che un imprenditore non e’ la “Caritas”…),antepongono l’amore genuino e sincero per i Cavalli e per l’Ippica quella “SANA”, (non me ne vogliano gli altri)posso citarLe alcuni nomi:la famiglia di Anita e Milva Carelli, proprietarie dell’Ippodromo Paolo VI di Taranto; la famiglia dei fratelli D’Angelo gestori di Agnano e dell’allevamento dei GAR; la famiglia dell’Ing. Maurizio Biasuzzi di Treviso, proprietari di uno degli allevamenti al trotto tra i piu’ prestigiosi in Europa; la famiglia Fraccari di Verona, proprietari dell’allevamento la Gardesana; il team della famiglia Botti nel galoppo; l’Associazione “Horse Angels” la cui presidente Dott.ssa Roberta Ravello, e’ una profonda conoscitrice dei Cavalli ed esperta nella lotta al doping; ecc. Infine ricordi sempre una cosa:dove domina l’egoismo, fare del bene ai Cavalli e non solo, e’ visto come un capriccio od una stranezza, quando va bene, ma non deve preoccuparsene e proseguire per la Sua strada>.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che mi ha dedicato ed in attesa di una lieta conferma, l’occasione mi e’ gradita per inviarLe i miei piu’ distinti saluti e sinceri auguri per il Suo lavoro.Sempre W i CAVALLI ❤!!
In fede:Celin Sergio Via San Marco,29635129 PadovaCell.:3896530339
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