Buckpasser, una formidabile macchina da corsa raccontata per noi da Paolo Allegri (video).

Schermata 2020-05-08 alle 16.36.34.pngUna nuova puntata delle storie dei grandi cavalli. Ecco il bellissimo Buckpasser.

Schermata 2020-05-08 alle 16.35.58.png

di Paolo Allegri

La stagione 1965 del galoppo americano, nel circuito dei due anni, rivelò un puledro di bellissimo modello, Buckpasser. Figlio di Tom Fool, un vincitore di handicaps con pesi proibitivi, e di Busanda, una cavalla della linea di La Troienne, madre base dello stud statunitense, tra l’estate e l’autunno questo baio dal collo lungo e sottile, una bella spalla e un posteriore altissimo, disputò 10 corse, vincendone otto. Buckpasser in quella carriera giovanile scese in pista nelle canoniche prove di selezione del galoppo americano. In luglio vinse le Tremont Stakes, la prova da cui sono passati assi come Man O’War e Alydar. Quindi si confermò nelle Sapling, la corsa che rivelò Hail To Reason e confermò le ambizioni di Alydar. In agosto il portacolori di Phipps proseguì in questa splendida carriera dei due anni affermandosi nelle Hopefull, nel cui albo d’oro figurano fuoriclasse del calibro di Man O’War, Native Dancer, Secretariat e Affirmed. In settembre altro successo nell’Arlington Washington Futurity seguito dal secondo posto nelle Futurity. Chiusura di un’intensa stagione a due anni con il ritorno alla vittoria nelle qualificanti Champagne, la prova di gruppo che legittimò le ambizioni di Seattle Sew, un vincitore della Triplice Corona.

Il nipote di War Admiral (padre della madre) all’inizio della stagione dei tre anni vinse a fatica le Flamingo Stakes ad Hialeah Park. L’allenatore Eddie Neloy pretese una visita accurata del puledro e Buckpasser, infatti, presentò un’incrinatura all’interno dello zoccolo anteriore destro. Un contrattempo che gli fece saltare l’intera stagione classica. Il figlio di Tom Fool fu messo a riposo e rientrò a Belmont Park il giorno dell’ultima prova della Triplice Corona. Vinse un handicap non importante. Successivamente, rientrò nel salotto buono del galoppo a stelle e strisce conquistando le Leonard Richards, l’Arlington Classic (battendo Kauai King dal quale riceveva mezzo chilo e stabilendo il nuovo record del mondo sul miglio: 1’32” e 3/5). La serie proseguì riportando il Chicagoan (precedendo quell’ Abe’s Hope dal quale aveva rischiato di perdere nelle Flamingo), il Brooklyn e l’American Derby. A fine stagione, in ottobre, ancora un successo prestigioso sulle due miglia della Jockey Club Cup di Aqueduct. A quattro anni vinse il Metropolitan Handicap con 62 chili e mezzo. Venne ritirato in razza contando venticinque successi e due secondi posti su trentuno uscite, per complessivi dollari 1.462.014. L’enorme struttura fisica gli è stata dannosa da stallone, almeno nelle prime annate, coi prodotti maschi, mentre le femmine, di modello più gentile, hanno assorbito la potenza in maniera utile. Citiamo per tutte Numbered Account ( miglior puledra della stagione 1971 e della stessa famiglia del vincitore del Kentucky Derby 2014 California Chrome) e La Prevoyante, cavalla dell’anno in Canada nel 1972.  Nel pedigree di Buckpasser di rilievo l’apporto di La Troienne, che dopo modesta e breve carriera in Francia fu importata negli Stati Uniti e si affermò come madre base. Il suo nome si trova nelle genealogie di molti campioni americani. Non solo Buckpasser ma anche il vincitore dell’Arc Pearl Cap (figlio di quella Pearl Maiden che compare nella linea femminile dell’italiana Maggiolina, la madre di Molvedo) e il francese Pearl Diver, laureato del Derby inglese del 1947. E pensate che questo fil rouge tra America, Francia e Italia nelle linee di sangue del galoppo internazionale origina dagli anni Trenta ed ha come approdo  quell’Arc de Triomphe del 1961 che Molvedo, figlio di Ribot vestito della casacca rosso-cremisi della Razza Ticino, vinse con un grande allungo finale.

Vedete quanto sia appassionante viaggiare nelle alchimie e nei punti di contatto delle genealogie del purosangue. Un bagaglio di conoscenza sconfinato e sempre da rinnovare nel valore prezioso, fondamentale di cultura e tradizione.

 

Pubblicità

Sottsass, (video) il lavoro di rifinitura del vincitore del Jockey Club 2019 a Deauville e il video del terzo posto nell’Arc

Nella foto di apertura l’arrivo vincente nel Prix du Jockey Club a Chantilly.

Redazione

 

il video dell’Arc 2019 con il terzo posto di Sottsas

È il mondo del cavallo che salverà il mondo dal Coronavirus.

Redazione

Un antiparassitario per equini distrugge il CORONAVIRUS in 48 ore. Testato in Australia da una equipe di scienziati.

http://www.mondoturf.net/2020/04/coronavirus-studio-australiano.html

UN DOCUMENTO ECCEZIONALE! Da S.A.B., l’Allevamento di Besnate : il parto di una cavalla di Psi. (video)

Santorre di Santarosa – Claudio Gobbi

Un grazie a Paolo Crespi per la pubblicazione di questo video eccezionale che documenta il parto di una cavalla di purosangue in questo che è uno dei principali allevamenti/stazione di monta italiano.

Pio Bruni non c’è più. Era l’ultimo sopravvissuto dell’ultima carica della cavalleria: Isbuscenskij, 24 agosto 1942 (le foto)

Nelle foto. da sx Pio Bruni con Claudio Gobbi nella sua casa di via Cogne. Pio Bruni con la contessa Anna Prinetti nel servizio su Chavalier. Pio Bruni al tondino si San Siro, con l’immancabile impermeabile e il cappello.

Claudio Gobbi

Onore al maggiore Pio Bruni, l’ultimo dei grandi dell’ippica italiana, oggi scomparso a 101 anni. Il sindaco Giuseppe sala intervenne al suo 100mo compleanno. L’omaggio mio personale e della redazione di Cavalier.net

Pio Bruni non c’è più. E’ scomparso ieri 31 ottobre il maggiore di Savoia Cavalleria Pio Bruni, l’ultimo testimone della carica di Isbuscenskij, 24 agosto 1942. In cui il reggimento Savoia Cavalleria sconfiggeva i russi nei pressi del Don. La carica prende il nome dalla piccola località (chutor) di Izbušenskij (хутор Избушенский in cirillico), situata in Russia presso un’ansa del fiume Don, anche se in realtà il piccolo villaggio non venne coinvolto negli scontri.

Pio Bruni, è stato l’ultimo uomo che con il cardinale di Milano Alfredo Ildefonso Schuster, incontrò Benito Mussolini in arcivescovado tentando una mediazione con le forze del CNL. Poi poco prima dell’arrivo di Pertini con i suoi, Mussolini si diede alla fuga, con l’esito che tutti conosciamo.

Era nato il 13 ago 2018 – Lunedì 13 agosto 2018 il sindaco di Milano Beppe Sala ha partecipato alla festa per i 100 anni di Pio Bruni, nella sua casa di via Cogne a Milano, un palazzo in cui in ogni angolo si respirava il profumo dell’ippica italiana e internazionale

Imprenditore, è stato dopo Tesio, forse il più grande uomo di cavalli italiano. Con la Razza di Vedano ha vinto premi importati. I suoi cavalli si chiamavano Veio, Capo Bon.

Presidente dell’allora Jockey Club Italiano, è stato presidente della Sire di cui attualmente era presidente onorario.

Merano🏇A cavallo la più bella vacanza della mia vita. Parte 1-l’arrivo.

Manifesto sullo stile di Franz Lenhart

Nell’immagine qui sopra il bellissimo manifesto simbolo del “Merano” 2018 che ci è piaciuto inserire per quel senso di sportività ed eleganza che rappresenta.

di Claudio Gobbi

Vi racconto una storia. È quella della vacanza più bella della mia vita. L’ho trovata grazie a mia mamma quasi per caso sul cammino che da quando avevo vent’anni ho percorso fino a questi quasi settanta. E naturalmente c’è un altro protagonista, un cavallo di cui poi vi dirò.

Cominciò a tutto in una camera d’ospedale. Forse il San Carlo di Milano. Ma nn ne sono certo. Mia mamma era ricoverata per un intervento. Accanto al suo letto di degenza c’era un’altra donna, un po’ grossa se ricordo. Era la moglie di uno dei maggiori fantini d’ostacoli del tempo (siamo nel 1970). Si chiamava Nello Coccia, pluri-vincitore di Gran primo di Merano. Uno che i cavalli in lavoro alla mattina li teneva di forza con due braccia muscolose grosse così.

Grazie ai buoni uffici di questa signora venni segnalato e mi presero per il corso gentleman in ostacoli che ogni anno si teneva a Merano. Mica una roberta così! Ma un impegno pesante e fatto di sacrificio.

Credo arrivai alla stazioncina di  Maia Bassa che pareva uscita da un vecchio film, in treno dopo aver cambiato a Bolzano. In tasca avevo un piccolo gruzzolo, mi pare 150 mila lire che dovevano bastarmi, anzi me ne dovevano avanzare, per tutto quel mese di agosto. Ero entusiasta e un po timoroso. Mi ero portato tutto il completo: stivali anche se erano da equitazione e non da corsa, i miei pantaloni di fustagno marroni (fantastici), una frusta che proveniva direttamente dal sellaio Pariani, quello di via Capecelatro dove per lustrarmi gli occhi e annusare quel buon odore di cuoio, ogni tanto facevo delle capatine.

Del mio abbigliamento ricordo solo un impermeabile blu, e un paio di scarpe. Erano delle Barrow bordeaux. Il particolare mi è rimasto impresso perché uno dei “gemelli”, come venivano identificati da tutti gli altri che frequentavano quel corso e che evidentemente li conoscevano bene, le notarono e mi chiesero se fossero originali certo che lo erano! Avevano, come si usava allora, la punta bombata ed erano l’ultima moda ed io ho sempre avuto un debole per le scarpe.

Di quel gruppo eravamo in tre, diciamo fuori dal coro. Io figlio di un pompiere neppure ufficiale e sessantottino, Andrea Donati, un ebreo e come tale sempre ai margini non si sa se per sua volontà o per volontà altrui, e Giorgio Bergamaschi, che già allora si faceva notare per indipendenza e una sana stravaganza da dandi, che ha mantenuto tutt’ora. Tutti e tre diversi, non omologabili. A fronte di un gruppo che comprendeva nobili e alto borghesi tra cui Annibale Brivio, i due Bossi, di cui uno sarebbe poi entrato nella squadra olimpica di completo, Claudio Belgrano, il povero Claudio Belgrano, scomparso appena cinquantenne. Marco Rocca, non un nome qualsiasi ma il rampollo di una illustre famiglia milanese che ho davanti agli occhi quando arrivò a Borgo Andreina direttamente da Milano, sulla sua BmW, quella con il doppio sellino.

Non ricordo se vi furono delle presentazioni tra il gruppo degli allievi, e l’istruttore.

Enable non fallisce le Coral Eclipse. E ora le King George dove incontrerà Sovereign, il grande vincitore dell’Irsch Derby. (video).

Nell’immagine di apertura la genealogia della cavalla e una foto poco prima della partenza.

di Paolo Allegri

La pupilla di Khalid Abdullah, la terribile femmina da NATHANIEL con uno strettissimo incrocio su SADLERS WELLS che ritorna in seconda e in terza generazione, ha vinto alla grande le Coral Eclipse a Sandown.

L’attesa era tanta per il rientro di Enable questo sabato pomeriggio nelle Coral Eclipse Stakes di gruppo 1. La premiére stagionata della laureata di Arc e Breeders’ Cup 2018 era stata ritardata da un contrattempo. La Regina del galoppo mondiale trovava sul tracciato ovale di Sandown una distanza non sua, quella dei 1990 metri. E un’avversaria come Magical, la figlia di Galileo che in America gli era arrivata a tre quarti di lunghezza. Una competitor rodata da già ben quattro impegni stagionali e dall’azione che sprigiona una falcata ampia, dunque pericolosa nel finale.
Alle 16.35, ora della corsa, con un betting orientato su Enable, giocabile a 1,60, con Magical prima alternativa a 3,40, i cavalli dopo la sfilata davanti alle tribune stazionavano intorno alle gabbie di partenza in attesa che le operazioni d’ingresso avessero inizio. Gli scatti dei fotografi erano solo per la cavalla in giubba verde con il berretto rosa. Dettori in sella sembrava molto tranquillo, l’unica preoccupazione era fronteggiare il caldo, tanto che Frankie chiedeva una bottiglietta d’acqua per dissetarsi. Il jockey italiano si aggiustava gli occhiali e, in attesa che lo starter chiamasse i cavalli all’ingresso negli stalli di partenza, scambiava qualche parola con il lad di Enable. Mentre gli altri sette concorrenti entravano uno ad uno piuttosto sollecitamente nelle gabbie, Frankie preferiva stare largo ed entrare per ultimo.
All’uscita delle gabbie, break favorevole per Hunting Horn che s’installava al comando galoppando a buon ritmo, Enable era seconda all’esterno avendo di dentro Magical, in quarta posizione prendeva posto Telecaster. Sul rettilineo di fronte, Dettori portava la favorita alla sella del leader, con Moore che con Magical cercava traiettorie esterne, in quarta posizione flottava Zabel Prince nei confronti di Telecaster.
La dirittura d’arrivo: a tre furlong dalla conclusione, Frankie chiamava all’allungo Enable con Moore che non perdeva il contatto e intensificava le frazioni di Magical mentre Hunting Horn aveva esaurito lo slancio, in quota era ancora Regal Reality con Danceteria a contatto. Con il passare dei metri la lotta per la vittoria si restringeva ad un match tra i due più attesi, con la campionessa montata da Frankie che prima guadagnava una lunghezza tonda allugandosi alla corda. Moore non si dava per battuto e negli ultimi cento metri di gara tentava di riorganizzare un attacco ma sotto la spinta delle braccia di Frankie, ecco ancora una stupenda Enable in grado di ribattere colpo su colpo e tenere a tre quarti di lunghezza la figlia di Galileo.
Dietro Regal Reality vinceva la corsa degli altri, quella per il terzo posto, con Danceteria al quarto. Giusta l’esultanza di Frankie sul traguardo e subito dopo capace con una pacca di esprimere tutta la sua gratitudine per l’impresa di un’autentica fuoriclasse che sul tappeto veloce di Sandown ha ancora una volta dato un saggio di classe: al rientro ha dimostrato di essere subito all’altezza della situazione, dimostrando che anche se gli anni passano la sua capacità di galoppare su coordinate eccelse è ancora intatta. Sarà ancora la Regina in verde e rosa a far battere i cuori degli appassionati del turf mondiale da qui a quell’ottobre tra le quinte rosseggianti del Bois. Per scrivere la storia, anzi la leggenda. Quella della cavalla imbattibile.

Il video della corsa
Il video della corsa

Schermata 2019-07-06 alle 17.53.52

Una grande corsa per grandi cavalli. Alle Abonnenten des Deutschen Derby 2019.

Domenica 7 va in scena ad Amburgo la 150a edizione del Derby Tedesco. Un evento molto atteso, con una moneta importante pari a 650.000 Euro.

La corsa ha prodotto grandi campioni del galoppo internazionale. Oggi lo corrono cavalli che appartengono a scuderie e allevamenti che di lunghissima tradizione.

schermata-2019-07-03-alle-18.37.04-e1562175005328.png
Tutti gli scritti al Derby, oggi di certo il terzo in Europa, con una moneta di 650.000 Euro.

 

Omaha Beach🏇I tempi di recupero saranno molto lunghi. Così Richard Mandella, il suo trainer.

Redazione JJcdiH

Omaha Beach, l’ex favorito del Kentucky Derby, affetto da problemi alla gola che non ha potuto correre la grande corsa, e ha dovuto subire un intervento chirurgico al palato, è tornato lunedì alla base dell’allenatore Richard Mandella a Santa Anita Park.

Mandella ha dichiarato martedì che il figlio di War Front, vincitore di tre corse consecutive, tra cui l’Arkansas Derby (G1), continuerà a galoppare fino all’ultimo dei suoi giorni”.

“La sua gola va molto meglio, ma non è ancora del tutto perfetta”, ha detto Mandella. “Quando lo riterremo sarà perfetto, torneremo a galoppare in ippodromo”.

Dopo aver ricevuto la diagnosi di un epiglottide intrappolato nella settimana nel mercoledì antecedente il Derby, Mandella ha ipotizzato che possa correre l’Haskell del 20 luglio (G1) e le fondamentali Travers Stakes (G1) del 24 agosto. Purtroppo Omaha Beach ha impiegato più tempo del previsto per guarire, e, appunto non è ancora a posto. Nel frattempo sono saltati tutti i piani di corsa e di allenamento. “Non vogliamo fargli respirare forte e irritare ulteriormente la gola”, ha detto Mandella.

Il Dr. Rolf Embertson ha eseguito l’intervento il 3 maggio – proprio in concomitanza delle Kentucky Oaks, presso il Rood & Riddle Equine Hospital di Lexingon, Ky. Successivamente, Omaha Beach ha recuperato in parte nella vicina WinStar Farm, che ha ospitato anche la puledra Monomoy Girl dopo le coliche che l’avevano afflitta all’inizio di quest’anno.

La Fox Hill Farm di Rick Porter è la compagnia proprietaria di Omaha Beach. Il cavallo ha iniziato a essere competitivo davvero perdendo per un soffio una gara di Gr1 sul miglio il 4 gennaio, prima di vincerne tre consecutivamente.

Acquistato privatamente da Fox Hill dopo che non aveva raggiunto la riserva nel ring di vendita. I diritti di allevamento del puledro sono già stati acquisiti da Spendthrift Farm per sostenerlo quando uscirà dalla corse.

 

 

 

Il cavallo nella filatelia. L’esempio della Tunisia e dei mille francobolli dedicati alle razze arabe.

LA FILATELIA TUNISINA CELEBRA IL CAVALLO

di Gabriella Incisa di Camerana

In Tunisia, il cavallo è presente anche nelle emissioni filateliche. Un’insolita collezione di francobolli che diventa un approfondimento e un arricchimento culturale a cominciare da quest’ultima serie, emessa il 22 maggio, dedicata agli animali autoctoni minacciati di estinzione, tra cui figura il pony di Mogods.

Originario del nord-ovest della Tunisia, questo cavallo si distingue per la sua piccola taglia. In questo ambiente dove ogni sentiero è una scuola di difficoltà, il pony di Mogods ha sviluppato un’agilità prodigiosa, unita a un carattere calmo ed energico. Robusto, elegante, frugale, ben adattato alla montagna ed alle sue risorse, così come alle difficoltà generate dagli spostamenti e dalla tipologia del materiale trasportato a basto, questo cavallo è docile e ubbidiente.

1.JPG

La grafica di questa carta-valore è l’opera della pittrice tunisina Leila ALLAGUI, che ha vinto per ben quindici volte il primo premio nei concorsi indetti dalle Poste per la realizzazione dei francobolli.

2.JPGNel  I959, in una Tunisia ormai  indipendente, il Ministero delle Comunicazioni dedica un francobollo al  «Cavaliere Tunisino» disegnato da Yahia TURKI. Per la prima volta, un equino appare nel patrimonio filatelico di questo paese del Maghreb, in cui il primo francobollo è stato emesso il 1 luglio 1888. Dieci anni dopo, il tema del cavallo ritorna nella serie dedicata alla fauna tunisina. L’Equus Caballus è opera di Jalel BEN ABDALLAH.

3.JPG

Nel 1975, Hatem EL MEKKI firma un esemplare filatelico per la serie dedicata all’«Artigianato e i suoi prodotti». Per colori ed espressività, questo francobollo ricorda molto la tecnica pittorica su vetro, di origine turca, impiegata per realizzare quei piccoli quadretti che ancor oggi si possono reperire nei negozietti della varie medine.

Per la serie «Calligrafia, Arte e Tradizioni», emessa nel 1978, è ancora lo stesso artista che crea questo inusuale cavaliere dello Zlass, la regione centrale della Tunisia famosa per i suoi spericolati cavalieri della Fantasia, simulazione dell´azione militare tradizionale. Una delle manifestazioni equestri tra le più apprezzate di tutti il Maghreb. La particolarità è data, inoltre, dall’integrazione della complessa calligrafia araba nel contesto pittorico generale.

4.jpg

Nel 1992 una serie di francobolli viene dedicata ai Mosaici Tunisini. La Tunisia possiede infatti la collezione di mosaici più ricca al mondo. Sicuramente il sottosuolo ci riserva ancora altre sorprese riguardo a questo indubbio patrimonio artistico. Ma ciò che finora è stato portato alla luce rappresenta già un tesoro di straordinaria ricchezza, che contribuisce al prestigio dei diversi musei tunisini che li espongono al pubblico: Bardo, Sousse, El Jem e Sfax. Un´attenta analisi di queste pitture su pietra permette sia di studiare l´evoluzione dei temi principali e dello stile di questi pavimenti sia di comprendere maggiormente le implicazioni semantiche dei soggetti rappresentati. Il mosaico dedicato ai cavalli delle corse con le quadrighe, riprodotto in questo francobollo, era stato utilizzato per decorare il caldarium, la stanza per i bagni caldi, di terme private costruite verso tra la fine del IV° sec. d.C. e l’inizio del V° sec. d.C. a Hippo-Diarrythus, l’attuale Bizerta nel nord della Tunisia.

5

Ma la più completa e interessante emissione di serie ordinaria è quella di quattro francobolli dal titolo « I cavalli », che chiude il programma filatelico del Ministero delle Comunicazioni Tunisino per il 1997. Questa serie limitata è  interamente dedicata agli equini tunisini di razza berbera, arabo-berbera, araba orientale e araba occidentale. La realizzazione grafica è affidata a tre artisti di calibro:Yosr BEN HLOUA, Sadok BEN YACOUB e Yosr JAMOUSSI .

Il cavallo berbero costituisce la razza veramente autoctona del Maghreb. Rustico, resistente ma dal temperamento dolce e calmo, è il cavallo ideale per gli sport equestri, soprattutto l’Endurance. L’arabo berbero, che è l’incrocio tra il purosangue arabo e il berbero, presenta delle caratteristiche intermedie  a quelle delle razze da cui trae origine. Un incrocio praticato dagli allevatori che cercano di migliorare le attitudini da corsa e di eleganza dei loro prodotti.   Uno   Stud   Book per recensire e controllare i soggetti sia di razza berbera che arabo-berbera

è stato istituito dalla F.N.A.R.C., Fondazione Nazionale per l’Incremento delle Razze Equine con sede a Sidi Thabet a venti chilometri a nord di Tunisi.

Il   purosangue  arabo è invece presente in Tunisia dal medioevo, ma è solo dalla fine dell’Ottocento che il suo allevamento è stato oggetto di un interesse privato e di un inquadramento amministrativo tra i più importanti del mondo. Grazie alla selezione che dal deserto ha portato questa cavallo a diventare un fuoriclasse delle piste da galoppo, due modelli differenti sono apparsi all’interno diella razza: “l’orientale”  che corrisponde al purosangue arabo originale, fine, bello e meglio equilibrato nelle sue forme e “l’occidentale” di più grande taglia e migliore velocista in pista. Il cavallo purosangue arabo di linea tunisina costituisce oggi  la percentuale quasi totale dei soggetti  presenti negli ippodromi locali  e riesce anche ad imporsi in quelli internazionali, nelle corse riservate a questa razza.

6.jpg

E per finire, in omaggio al turismo sahariano, è l’artista Ali FAKHET, pittore, scenografo e desiger che celebra nel 2002 la Fantasià come simbolo della tradizione equestre di tutto il Magherb. Questa sorta di simulazione di attacchi militari è ancora oggi presente nelle cerimonie e nelle feste più importanti, la M’daouri, sorta di volteggio acrobatico, e la M’chef ovvero la corsa sfrenata con i cavalli bardati da preziosi finimenti che simulano una carica di cavalleria la cui apoteosi è il tiro coordinato di una raffica di armi da fuoco.

Pittori orientalisti dell’ottocento come Delacroix, Fromentin e Fortuny o il romanzo gotico Vathek, sulla vita del Califfo Al-Wathiq, dello scrittore francese Mercier di cui Lord Byron era un fervente ammiratore, hanno reso immortale la Fantasià.

Le colonie del Maghreb, da sempre, avevano permesso alla cavalleria francese una rimonta di cavalli sobri, agili e resistenti. Questo in quantità notevole nonché ad un prezzo irrisorio. Non dimentichiamoci che la Cavalleria d’Africa aveva offerto alla Francia l’ultima vittoria della grande guerra: Uskub, il 29 settembre 1918. In questa occasione la cavalleria leggera aveva potuto contare sul migliore cavallo da sella ad uso bellico. Grazie anche alla tattica, alla strategia e alla competenza del comandante in capo Franchet d’Espéry, nativo dell’Algeria, e il generale di Brigat Jouinot-Gambetta. A quest’ultimo Beudant, celebre maestro di equitazione, dedicò la sua opera « Équitation d’extérieure et Haute École » frutto della sua esperienza in terra nordafricana grazie al suo stallone berbero di nome Mabrouk.