Lettera aperta alla ministra senatrice Teresa Bellanova.

Questo il link per iscriversi al comitato aderente a Italia Viva sul mondo ippico ede equestre https://www.italiaviva.it/chavaliermag

Gentilissima ministra Teresa Bellanova,

mi rendo conto che l’argomento può apparire banale. Questo Paese è quello di Ribot e del suo inventore Federico Tesio. Ma è anche un Paese che ha sempre demonizzato questo mondo.

Lei con mio grande dispiacere nn era a Fieracavalli 2019. Avrebbe avuto modo di constatare quanta passione animava i 168.000 appassionati di questa edizione.

Mi ha fatto molto piacere invece quando ha affermato di volere lo sviluppo del settore agricolo e zootecnico. E ho notato con piacere che uno dei suoi primi atti è stato la visita ai pastori sardi. A cui ha parlato con chiarezza.

Con altrettanta chiarezza le chiedo di prendere in considerazione un suo importante intervento in e sul settore. Perché i margini di sviluppo in termini economici sono assolutamente importanti come alcuni dati del settore a livello internazionale confermano.

Nel comparto cavallo da corsa le ultime aste Usa hanno fatturato in tre giorni cdi settembre circa 360 milioni di dollari. Complessivamente gli Stati Uniti il purosangue dovrebbe valere almeno 2 miliardi di dollari, tanto che uno stato, il Kentucky, regge la sua economia sulla produzione del cavallo da corsa. E ha come emblema il cavallo. In Irlanda il settore vale il 10% della produzione di questo paese.

Il nostro paese ha dato i natali a Federico Tesio, che come ho accennato è l’inventore di Ribot, e soprattutto di Nearco il purosangue che ha rivoluzionato la genetica e le corse nel mondo, tanto che il 90% dei purosangue del mondo discende in linea maschile da questo capostipite.

In Italia, invece una politica di espropriazione di troppi governi tra cui quello in cui il ministro dell’economia era Tremonti, ha ridotto questo settore alla fame. Mentre altri governi in cui il referente del Mipaaf era Martina si sono completamente disinteressati del comparto.

Ebbene, oggi siamo l’ultimo dei paesi ippici. Le nostre corse, il nostro allevamento sono ai margini del sistema. Basti pensare che la produzione è assolutamente minoritaria, con necessario ricorso a importazioni dall’Europa per quanto riguarda il cavallo da corsa e per quello da concorso ippico in cui la Germania grazie a una accorta politica di investimenti produce ogni anno circa 100:000 puledri che vanno ad ingrossare le fila di un parco cavalli importate è capace di esportare per una bilancia dei pagamenti in grande attivo. Non solo, ma le nostre strutture sono sanzionate dall’Ue, ma nessuno ci fa assolutamente caso. I nostri gran premi sono annualmente declassati dal comitato pattern internazionale, a cui dovrebbero partecipare i ministeriali, che ormai neppure ci vanno non si sa per menefreghismo, o per vergogna.

Di riforma neppure a parlarne, affossata in commissione agricoltura di cui era relatore Paolo Cova (Pd). Nel frattempo gli operatori, allevatori e proprietari non ricevono quanto vinto nelle corse da mesi. Una fantomatica task force costituita dal precedente ministro, è miseramente fallita.

Gentile ministra l’ippica ha bisogno di ripartire. Di dimostrare la sua grandezza. Il compito solo apparentemente é complesso, in realtà bastano per iniziare esclusivamente questi interventi.

* pagamento dei premi entro 10 gg come avviene in Francia

* ricerca tramite una qualificata agenzia di sponsor che coprano una cospicua parte del montepremi. Una operazione che solo qualche anno fa era possibile grazie all’intervento della famiglia reale saudita e fatto fallire da un funzionario del Mipaaf che snobbo il tentativo, tale Gatto.

* una struttura del calendario corse riportandolo alla fine degli anni sessanta. Ove oggi regna la confusione assoluta, riportare i gran premi alla loro originaria destinazione, quella di fare selezione e spettacolo e quindi pubblico e quindi gioco e quindi entrate per l’erario .

* contrattare con il comitato pattern internazionale (l’organismo che gestisce i calendari internazionali delle corse) la nostra presenza nello stesso, fornendo garanzie di solvibilità nella liquidazione delle spettanze ai vincitori d e i gran premi internazionali e in merito al l’adeguamento delle strutture ippiche italiane agli standard europei come richiesto e per cui siamo stati penalizzati da tempo senza che il Mipaaf vi abbia posto rimedio.

* defiscalizzazione per chi acquista cavalli nati e allevati in Italia secondo uno schema adottato dagli Stati Uniti in modo che venga rimesso in moto il circolo virtuoso dell’ingresso di nuovi proprietari e allevatori . Ovviamente ponendo recise clausole in modo da evitare azioni truffaldine.

Certo che Lei gentile ministro vorrà prende in considerazione queste mie note, spero vivamente che possa intervenire sul settore per restituirgli quello che merita.

Con ossequio

Claudio Gobbi

Giornalista professionista – cg.gobbi@gmail.com – telefono 338.6100949

Specifico inoltre che con alcuni amici abbiamo da poco costituito il comitato Ippica Equitazione aderente a Italia Viva

 

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Arc 1🐎Enable nella storia del Purosangue tenta il triplo nell’Arc. La corsa nelle parole di Paolo Allegri.

Foto di apertura. Enable vince le King George 2019

Una particolare analisi della corsa e dei partecipanti misurati attraverso il loro rating

di Paolo Allegri

PARIGI. La corsa più bella al mondo. Così a Parigi hanno scritto sulla locandina dell’Arc. Domenica, tra le quinte rosseggianti del Bois, nel nuovo Longchamp di meraviglioso disegno architettonico, la Regina Enable cercherà di entrare nella leggenda cercando il suo terzo Arc. La figlia di Nathaniel allenata da John Gosden, con Lanfranco Dettori in sella, parte dal valore di 128 acquisito nelle Yorkshie Oaks in agosto. Enable per chi ama i numeri regala lo score straordinario di ben 11 performance, partendo dalle Oaks 2017, con valori superiori a 122. Diciamo un valore sicuro e costante di eccellenza che fa dormire sonni tranquilli ai periziatori.

Che invece hanno dovuto pensare, scrivere e correggere i numeri da scrivere accanto al nome di Ghaiyyath, il quattro anni da Dubawi sellato da Charlie Aplleby che con la sua stratosferica performance nel Gran Premio di Baden Baden ha alzato l’asticella dall’alto delle 14 lunghezze rifilate agli avversari. Il tema è questo. Il quattro anni inglese dovrà confermare quel valore di 126 (ma Racing Post lo valuta addirittura 128, sullo stesso piano di Enable) in un contesto ben più consistente. E c’è una corrente di pensiero che sostiene che nell’Arcourt di gruppo 2 l’erede di Dubawi avrebbe espresso quel rating se il suo jockey non avesse praticamente smesso di comandare a 100 metri dal traguardo.

Resta il fatto che pensare ad una sconfitta della cavalla imbattibile sembra utopistico e improbabile. Una corsa come l’Arc estende lo sguardo ad altri partecipanti di valore. Se chi ha confidenza con le perizie è sempre attento alla curva ascensionale di rendimento di un purosangue, il profilo da monitorare è quello di Waldgeist, il francese di 5 anni da Galileo che porta colori tedeschi. L’avvicinamento alla grande corsa d’autunno è stato in pieno stile Andrè Fabre, quasi a fari spenti. Nel Qatar Prix Foy di gruppo 2 è bastato correre su un 119 senza sprecare niente, con un Pierre-Charles Boudot conservativo in sella. E’ stato il secondo Foy per Waldgeist che nel 2018 aveva galoppato da 121. Ma quello vero lo abbiamo ammirato nel superbo contesto delle King George, un ottimo terzo posto esprimendosi al suo top, un 124 che è il suo valore di partenza nell’Arc. Se ripetuto vale il podio per questo soggetto consistente e programmato in maniera sopraffina dal Muto di Chantilly.

Guardando in Irlanda e nello specifico in quella bottega straordinaria che è la scuderia di Aidan O’Brien ecco Magical, cavalla molto consistente. La laureata delle Irish Champion Stakes nell’annata ha corso da 122 e più volte. Identico standard espresso da Japan, tre anni da Galileo che ha vinto il 14 luglio il Grand Prix de Paris per poi confermarsi nelle Juddmonte International Stakes di gruppo 1.

In avvicinamento all’Arc diventano seguitissimi, con tanto di foto e filmati, i lavori. Ecco un Soumillon che a Chantilly scende entusiasta dopo l’ultimo galoppo di rifinitura del giapponese Kiseki, sul quale è stato ingaggiato. “Aveva un’azione molto bella, ci sono molti cavalli che nella prova di preparazione (il Foy, dove ha figurato al terzo posto) non rubano l’occhio eppoi vengono avanti nell’Arc”, ha dichiarato il top jockey. Kiseki nella prima sortita in terra di Francia ha fatto vedere un 113.

L’orientamento dei periziatori francesi è quello di valutarlo sul secondo posto nel gruppo 1 corso in Giappone, che lo porta a un valore di partenza nelle gabbie dell’Arc di 119. Non basta per fare l’arrivo, visto che con quel numero sarebbe dietro anche a Sottsass, il tre anni da Siyouni presentato da Jean-Claude Rouget e con in sella il nostro Cristian Demuro. Nel Pric Niel ha fatto 115 ma quella prestazione va ben pesata. Ha corso in maniera prudente, vedendo sempre la corda, e correndo solo gli ultimi 200 metri. Un ballo in maschera, solo una ricognizione sul percorso. Il Sottsass vero è quello che ha vinto il Prix du Jockey Club e qui la linea di pensiero degli handicapper è che quella corsa sia molto veritiera, una linea consistente che si è confermata, visto che anche i battuti si sono poi confermati ad ottimo livello. Dunque, Sotssass parte da quel 120 del Jockey Club, con il leader dei tre anni francesi chiamato a stupìre ancora con i migliori del mondo.

Rouget, visto che il cielo ha rovesciato acqua su Parigi, e domenica si prevede un terreno autunnale, ha supplementato il pesantista Soft Light, un tre anni da Authorized. Lo avevamo visto affacciarsi nel Prix de Paris, corso su 105 di rating, per poi rivelarsi a pieno nel Grand Prix de Deauville, con un progresso che lo portava gli amanti delle perizie a scrivere 114. Il team ha fiducia in una sua buona prova,tanto che è stato ingaggiato la leggenda giapponese Yutaka Take.

DOMENICA 29 SETTEMBRE, LA CORSA PIU’ BELLA DI MAIA. Nel racconto di Paolo Allegri

MERANO GRANDI FIRME, DAL 1935 I BIG DELL’OSTACOLISMO SI SFIDANO NEL GRAN PREMIO.

di Paolo Allegri

L’ultima domenica di settembre, nella stagione dell’uva e delle mele, i cavalli del Gran Premio Merano-Alto Adige tornano al tondino per la 80ma volta. Eccola, finalmente, la corsa del galoppo più ricca d’anima: perché si disputa in un luogo inimitabile, un anfiteatro immerso nel verde d’una cornice di rara suggestione. Siamo certi che sarà ancora una volta un “Merano” di gran classe, presentato in una veste adeguata alla sua grandeur di steeple-chase internazionale. La scena, quella calcata dai più grandi campioni.

Il primo vincitore, nel 1935, si chiamava Roi De Tréfle; vinse il Gran Premio all’età di sette anni, portando in sella 65 chili. Un anno in più aveva Horizon, in  evidenza nel 1936, mentre Empressor trionfava nel ’37, primo laureato di 4 anni sul traguardo del “Merano”. Aegior mise a segno una tripletta in anni diversi, aprendo il libro dei successi nel 1955, il bis nel 1959 e completando la suite nel 1961. Nel 1958 era apparso sullo smeraldo di Maia uno degli eroi del nostro ostacolismo, Spegasso, portacolori della scuderia Mantova.

Negli anni Sessanta entrava poi nella leggenda l’indimenticabile Cogne, della scuderia Aurora, montato da Sandrino Mattei. 

 Tante partecipazioni per questo iconico saltatore,  l’ultima all’età di 16 anni con ancora tanta voglia di ribadire la sua grandezza, quarto al traguardo, dopo aver trionfato nel 1967 e nel 1969, il secondo Gran Premio vinto a 11 anni nel suo stile, irruente sui salti e poi devastante nel tratto piano conclusivo. Lampi e sconfitte nella carriera di Cogne, sicuramente il cavallo-simbolo di un ippodromo e di una corsa. Maia e la sua corsa gioiello, quei 5000 metri disseminati di 24 difficili ostacoli, la riviera, l’oxer, la fence, il verticale.

Merano che ha raccontato tante splendide avventure, esaltante quella di un gentleman, Andrea Donati, che in sella al suo Whispin trionfò nel 1972, anche per la caduta del favorito Chivas Regal, messo a terra dal francese Shako. Già, poi  il portacolori della Razza Vallelunga, preparato sulle diritture di San Rossore da Federico Regoli, in evidenza nel 1974, Peppe Morazzoni in sella.  

Tra i grandi del Merano Miocamen, che a 4 anni vinse con Pacifici in sella, replicando a 6 anni montato da Maurizio Moretti, i colori della Razza Montalbano e Roberto Pozzoli al training. Quando il tricolore sventola su Maia è grande festa, come per un altro quattro anni Sharstar, piccolo e coraggioso, capolavoro del maestro Favero, 2008 e 2009 i trionfi di questo eroe ‘azzurro’ del nostro ostacolismo.

Poi i grandi francesi, Or Jack, forse il più grande di tutti visto a Maia, ma anche gli assoli di Tempo d’Or e Rigoureux. il periodo dei tedeschi con Kifti e Scaligero, gli anni Novanta che finiscono con un grigio amato dalla gente, Something Special, creazione del barone Bec de La Motte.

Quindi, la novità negli anni Duemila dei cavalli provenienti dalla Repubblica Ceca, Masini, Kolorado. Un cavallo polacco Alpha Two trionfa due volte nel Merano, poi gli acuti nelle ultime edizioni di Al Bustan e Le Costaud, ancora un francese, quasi a ricordarci che loro considerano quella meravigliosa corsa dell’anima che si chiama Gran Premio Merano l’apoteosi tecnica di una carriera. La magia infinita di una  grande storia, quel 5000 saltando nel verde e brindando alla vita. Sono 80, meravigliosamente portati. 

DeutschesDerby 2019. Ecco i favoriti di Giorgio Bergamaschi (Die Favoriten Deutsches Derby).

La storia

Il Deutsches Derby è una gara per cavalli purosangue in piano di gruppo 1 in Germania aperta a puledri maschi e puledri purosangue di tre anni. È gestito ad Amburgo-Horn su una distanza di 2.400 metri (circa 1½ miglia).  Solitamente si svolge ogni anno anella prima domenica di luglio.

Deutsches Derby
Gruppo 1 gara
Città dove si disputa Horner Rennbahn
Amburgo , Germania
Primo Derby 1869
Tipo di gara Corsa piana per purosangue
Sponsor IDEE
Ippodromo Amburgo
Informazioni sulla corsa
Distanza 2.400 metri (1½ miglio)
Superficie torba
Tracciato A mano destra
Proposizione di corsa per puledri di tre anni 
esclusi i castroni
Pesi 58 kg 
1½ kg in meno per le puledre
Dotazione € 650.000 (2016) 
€ 300.000 al primo arrivato

Cenni storici 

L’evento fu fondato nel 1869 e originariamente era chiamato Derby Norddeutsches. Divenne noto come Deutsches Derby nel 1889.

Per gran parte della sua storia la corsa si è disputata ad Amburgo. È stato anche messo in scena a Grunewald (1919), Hoppegarten (1943-44), Monaco (1946) e Colonia (1947). Fu intitolato Grosser Deutschlandpreis der Dreijährigen durante la seconda guerra mondiale.

L’attuale sistema di classificazione fu introdotto in Germania nel 1972 e al #DeutschesDerby fu assegnato lo status di Gruppo 1.

La corsa è stata sponsorizzata da BMW dal 1991 al 2008. È stata supportata da IDEEKaffee dal 2009 al 2011 e Sparda-Bank dal 2012 al 2014, prima che IDEE tornasse come sponsor dal 2015.

Deutsches Derby – Giorgio Bergamaschi – Giornalista

 

Ecco come il Telegraph ha rappresentato Teresa May nella crisi della Brexit.

Redazione

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Teresa May è terribilmente debole e ha provocato un nuovo livello di crisi surreale. Lei se ne deve andare.

Un classico dei britannici che la buttano tutta sulle corse. molto simile al nostro “datti all’ippica”.

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Ecco i primi tre favoriti di #KentuckyDerby, #DerbyItalianodigaloppo e del #PrixdiJockeyClub. A cura di operatori del settore italiani ed esteri.

Ecco i primi tre favoriti di Derby Usa, Italia e Francia con i link che rimandano alle rispettive genealogie complete di allevatore, proprietario, corse e somme vinte. Sono proposti da operatori del settore italiani ed esteri. Su uno dei prossimi numeri completeremo il pronostico con quelli di Germania, Inghilterra e Irlanda.

(Successivamente ogni mese aggiorneremo questi pronostici sulla base delle prestazioni)

Italian Derby di Paolo Allegri Giornalista ippico

Leader giovanile, imbattuto in 4 corse, compreso il Gran Criterium. Figlio di Paco Boy, di proprietà della scuderia Blueberry. Ha classe, se tiene la distanza può puntare anche al Nastro Azzurro.

Femmina da Sea The Stars, di proprietà della scuderia Effevì. Imbattuta in due corse, compreso il Premio Campobello. Il team dovrà decidere se puntare alle Oaks o tentare di realizzare il sogno del signor Villa di vincere il Derby con una femmina.

Maschio da Ruler of the World (linea di Galileo), terzo nel Premio Riva (linea di Mission Boy) e secondo nel Campobello (linea di Call Me Love). Ha dimostrato di galoppare forte, a contatto con i due migliori prospetti finora visti sulle piste nazionali.

Prix di Jockey Club par Bernard Salvat Consulente

Kentucky Derby di Horse Racing Nation  Magazine on line Usa

#HORSEPAINTING. Quando Pet e Arte Terapia si coniugano. Che cos’è e di cosa tratta. Ecco il decalogo di una iniziativa internazionale.

di Gabriella Incisa di Camerana

Quando Pet e Arte Terapia si coniugano per sviluppare esperienze su livelli sensoriali, emozionali e relazionali tra bambini, adulti e i nostri amici cavalli, che costituiscono un ottimo esempio educativo di capacità qualicalma, tolleranza e accettazione delle diversità.

 IL DECALOGO DI HORSE PAINTING

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  1. HORSE PAINTING è un laboratorio equiartistico che associa i benefici delle attività plastiche a quelle mediate dai cavalli. Per questo, necessita della presenza di referenti abilitati, secondo le Linee Guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali, che garantiscono il rispetto degli animali e in grado di occuparsi, inoltre, di valutare e documentare il vissuto dei bambini, anche mediante un incontro finale con i genitori e i ragazzi.

Verranno anche coinvolte una o più persone con esperienze professionali maturate in campo artistico, che si esibiranno esprimendo la propria arte dal vivo, sperimentando questa novità e introducendo l’argomento pittorico nella sua totalità, a cominciare dalla preparazione della tavolozza dei colori.

Un progetto IAA è tale quando si prefigge, come scopo, una relazione eterospecifica che porti lo stato di salute o lo sviluppo emotivo e psichico di un individuo ad equilibri nuovi.

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  1. HORSE PAINTING è un’attività a sostegno dell’educazione emozionale dell’infanzia, che consente, in maniera ludica, di apprendere il confine, per sé stesso e nella relazione intraspecie e interspecie, tra il « Non si deve» e il  «Si può ».Quello dell’uso delle mani è uno dei diritti più disattesi nella nostra società post-industriale e la troppa pulizia fa male anche alla psiche. Il bambino deve potere liberamente muoversi ed esplorare l’ambiente in cui vive: conoscere e sperimentare spronati da una sana curiosità. L’ossessione per la pulizia e la paura dello sporco possono diventare una vera e propria patologia, che impedisce un sano rapporto col mondo esterno.

Le esperienze creative nello sviluppo infantile, come queste, coinvolgono tutti i sensi e rafforzano l’acquisizione di competenze.

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  1. HORSE PAINTING è un happening che vede protagonisti, insieme, nello stesso spazio operativo: cavallo con bambini e cavallo con artista. La relazione che si crea tra questi attori è tale da attivarne così tanto i sensi, che la risposta si esprime con forza psichica, fisiologica e morale, mutando la percezione della realtà, ampliandone e modificandone la consapevolezza. Il cavallo, consapevole della vicinanza dell’uomo, è partecipe con curiosità e crea una sfera fatta dalla sua fisicità, dal suo respiro, dal suo ritmo cardiaco, dalla sua volontà, nella quale fa entrare l’essere umano che, pur accompagnato e osservato dai “custodi” dell’animale, percepisce con tutti i sensi questi input, li elabora e sviluppa risposte che valorizzano la percezione del presente e arricchiscono per il divenire.

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4.JPGHORSE PAINTING privilegia la relazione ed il contatto con il cavallo, in capezza, che può essere tenuto semplicemente alla longhina, in modo che abbia la possibilità di esprimere, volendo, il proprio eventuale disagio momentaneo. Si farà quindi fare una piccola passeggiata a mano, prima di riprendere il laboratorio di equipittura. È anche un modo per far capire al bambino che il cavallo non è solo un animale da sellare ma un compagno con cui porsi in maniera diversa e ugualmente affascinante. Un “complice” con cui giocare.

     HORSE PAINTING rispetta i canoni di coinvolgimento di cavalli anche anziani nelle Attività Assistite. Il cavallo è uno degli animali sociali d’eccellenza; la comunicazione chimico-fisica attraverso i diversi organi di senso, il linguaggio del corpo e le vocalizzazioni, origina dal fatto che il cavallo vive naturalmente in branco e possiede una potente memoria che ne influenza la percezione della realtà e la sua performance futura. Cavalli che hanno vissuto molti anni in scuderia e hanno il compito giornaliero di un lavoro in campo, hanno sviluppato una visione della realtà e della propria vita peculiare e soggettiva. Se verso di loro sono sempre stati applicati comportamenti etici, la consuetudine, il riconoscere le persone, l’aver instaurato rapporti sia gerarchici sia di amicizia con cospecifici e/o eterospecifici, risultano d’importanza fondamentale per il mantenimento del suo benessere anche da anziano. In un Centro Ippico mettere a riposo un cavallo, vuol dire per lui mantenere la possibilità di continuare ad avere i rapporti sociali abituali e non interrompere le relazioni con i suoi simili o con le persone che ha visto per anni, non interrompere in modo brusco le attività relazionali stabilite con particolari soggetti. Permettere al cavallo anziano di scegliere se svolgere e per quanto tempo Attività Assistite cosiddette “a terra”, ovviamente in modo consono e congruo alle sue possibilità, può essere veramente importante per il mantenimento del suo benessere psichico ed anche fisico. Il mantenimento del legame con il suo coadiutore e con alcuni piccoli utenti, soddisfa il forte bisogno di relazione sociale che il cavallo ha. I suoi rapporti di amicizia, fondamentali, possono continuare.

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  1. La tela-coperta di HORSE PAINTING, realizzata artigianalmente in Tunisia appositamente per questo tipo di attività equiartistica, è di tessuto grezzo in denim, spesso e poroso, senza parti metalliche, fibbie o ganci e presenta solo dei laccetti come sottopancia e nel sottocoda, che vanno annodati in maniera lasca e morbida. Le tele-coperte non sono costrittive, né fastidiose per l’equino, abituato ad indossare quella invernale per proteggersi dal freddo o l’estiva, a rete, contro le mosche.

La scelta del colore della tela-coperta, indossata dai cavalli, mediatori e catalizzatori empatici d’eccezione, non è casuale. Infatti, il blu è uno dei colori che il cavallo distingue meglio, insieme al giallo. A livello cromoterapico, inoltre, questa tonalità ha un effetto rasserenante e calmante sia sugli equini che sugli umani, che vanno a interagire in stretta equazione relazionale tra loro.

La tonalità del blu-denim è un colore che può essere associato all’oscurità, accogliente e profondo, che non distrae ma procura benessere interiore.

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  1. I colori utilizzati per HORSE PAINTING devono essere atossici e adatti all’uso a mano. Il referente artistico prepara la tavolozza con le tinte che possono essere multicromatiche o monocromatiche nelle sue infinite sfumature, a seconda degli obiettivi di lavoro prefissati.

Durante questa attività di pittura, è meglio privilegiare le forme astratte che non interferiscono con la libera espressività artistica dei bambini, sono adatte a tutti, e incentivano a giocare con i colori, con le tecniche e con gli strumenti. Eventualmente, oltre all’uso delle mani, è possibile affiancare degli stampini di spugna molle. Le diverse forme devono avere una dimensione adatta per le piccole dita dei bambini e i soggetti seguiranno un preciso percorso educativo. Il valore speciale che possiede l’attività grafico-pittorica consiste nell’elemento narrativo che questa contiene perché il bambino, mentre scarabocchia o dipinge, racconta sempre qualcosa di sé.

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  1. HORSE PAINTING consente l’uso delle dita, della mano o di entrambe, indifferentemente e in piena libertà espressiva. Secondo la dottoressa Maria Montessori, il concetto di “esperienza” è l’atto in cui il fare e l’azione rappresentano la manifestazione esterna del pensiero. In questa concezione, l’esperienza manipolativo-sensoriale, tipica della produzione artistica, assume un ruolo centrale in chiave evolutiva e la mano può essere considerata una sorta di “protesi” della mente.

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  1. Horse painting può essere un vero “battesimo” dove non c’è una performance adattativa, ma l’inizio della consapevolezza umana che questo essere così grande, così caldo, così forte, eppure così vulnerabile, può diventare un amico prezioso.Il bambino che per la prima volta avvicina un cavallo duranteil laboratorio equiartistico, vive l’esperienza partecipativa relazionandosi in modo educativo: il cavallo non è un mezzo o uno strumento, ma un altro essere vivente con esigenze e realtà peculiari che gli “permette” di entrare nel suo modo e glielo fa scoprire.

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  1. La pittura sulla tela-coperta di HORSE PAINTING permette di interagire, in maniera spontanea, tridimensionale, su entrambi i lati del cavallo, contemporaneamente, dando la possibilità ai bambini di “guardarsi” al di sopra della groppa, creando diversi “giochi di squadra”. È possibile notare come i ragazzi, che interagiscono anche senza bisogno di comunicare, siano molto concentrati, come se ognuno avesse un proprio progetto che si fonde naturalmente con quello degli altri in un’attività che risponde ad una loro necessità profonda.

Traspare sempre la serenità e la pittura lascia ampi spazi all’interazione fisica con le parti dei cavalli che la tela-coperta lascia scoperte.

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  1. HORSE PAINTING è un’attività che, coinvolgendo direttamente il cavallo, ha un linguaggio corporeo elaborato e pone l’artista in un’interazione interspecifica che lo porta a sviluppare modalità espressive nuove, poliedriche, uniche nel suo genere. Durante la pittura, il gesto della pennellata viene influenzato dalla consapevolezza di “accarezzare il cavallo”, un atto percepito in maniera molto forte. Più che un tocco, un vero e proprio collegamento, in un interscambio continuo.

HORSE PAINTING : SCATTI D’AUTORE

 «Amo fotografare, a 360° gradi, persone, paesaggi, luoghi; raccontare storie con la macchina fotografica è la sintesi che si racchiude in un’immagine sopra un foglio di carta, fatta di un momento in cui tutto si concentra e si raccoglie: cultura, memoria, ricordo, testimonianza, documentazione.

E ci sono momenti in cui un fotografo chiude gli occhi e fotografa con il cuore; questo mi è successo durante la giornata Horse Painting al Centro ippico del Meisino. Ho visto la gioia negli occhi, nelle mani, nei sorrisi di bambini che hanno dato sfogo alla loro felicità in simbiosi con cavalli, colori, natura, sotto lo sguardo tenero di genitori, assistenti, amici. E poi capisci che la disabilità è un pensiero relativo, che esiste solo nella non conoscenza, ovvero nell’ignoranza.»

(Emilio Ingenito, autore di questi scatti di HORSE PAINTING, presidente de « Il terzo Occhio » nato come gruppo di ricerca, e divenuto in seguito associazione culturale artistica fotografica, grazie alla comune collaborazione di alcuni fotografi dell’area metropolitana torinese. La sua ricerca artistica è orientata principalmente nella rappresentazione dell’uomo nel paesaggio e negli spazi urbani, e nella produzione di lavori più concettuali. Lavora in progetti tematici, pubblicazioni, calendari e organizzazione di mostre).

 Si ringraziano il Centro Ippico Meisino di Torino e la Fondazione Noi Altri Onlus di Fossano

Per maggiori informazioni: A.S.Se.A. Onlus 333 752 0732 / a.assea@libero.it

HORSE PAINTING© by Centre Hippique Mahdia (Tunisia) Riproduzione vietata, tutti i diritti riservati.

 

Considerazioni sulla prossima apertura del galoppo milanese e sulla #Botti Family. Oggi deve fare un salto di qualità espandendosi all’estero.

Marco figlio di Alduino (a s e con scuderia a Newmarket) e Alessandro Botti figlio di Giuseppe (con scuderia a Newmarket) alle aste di settmbre a Milano.jpg

Nella foto Marco (a sx) e Alessandro Botti alle aste quando ancora si tenevano a Settimo Milanese. I due attualmente fanno base rispettivamente a Newmarket e Chantilly, dove ottengono importanti successi. Due emigranti di lusso della diaspora ippica italiana che ha perso due dei suoi migliori figli. (foto archivio Chavalier.net).

Redazione JJcdiH

I Botti – escludendo Marco ed Alessandro – sono un po come la Juventus, vincono in casa, ma la coppa (nel caso una corsa di Gr1 estera), non l’hanno mai vinta (almeno fino ad ora).

Se un appunto si può fare ai Botti “italiani”, è quello di non essere in grado di alzare pesantemente il livello della qualità. Sono nel piccolo, un Coolmore in miniatura. Con volontà potrebbero diventare un colosso quantomeno europeo che fa concorrenza alle grandi scuderie e allevamenti. Con Sea of Class, hanno raggiunto un importante traguardo, ma c’è ancora molta strada da fare.

Sabato 16 marzo prende il via la nuova stagione del galoppo all’ippodromo di San Siro. I problemi del mondo ippico sono tutt’ora irrisolti e non se ne vede la fine. La #TaskForce terminerà il suo lavoro entro l’anno. Ovvero un anno ancora perso, quando i problemi era possibile risolverli con una azione diretta e importante del Ministro in tema pagamenti, promozione e calendario delle corse. Ma niente, si prosegue con quello che c’è. Con tanto di sanzioni della Ue in relazione al riordino degli ippodromi.

la prossima stagione a San Siro, si apre come si è chiusa quella precedente. Senza un piano organico, senza una qualsivoglia programmazione e con un calendario che nn produce nessuna selezione. Prosegue con la sistematica distruzione del palinsesto corse, nel caso con l’anticipo di una corsa faro come il Cesare degli Occhi alla prima giornata di corse.

La #Botti Family

In questo scenario si inserisce la Botti Family. Odiata da molti, accusata di monopolizzare le corse in cui, ad esempio su 6 partenti, 5 appartengono a scuderie da loro allenate. Tutto vero, tutto verificato. Ma se nn ci fossero loro, le corse chi le farebbe? È a questo interrogativo che i loro detrattori devono rispondere. Tanto più che nuovi proprietari all’orizzonte nn se ne vedono. E senza che la società metta in campo un programma promozionale degno di questo nome che sia in grado di portare davvero i milanesi all’ippodromo e nuovi proprietari nelle scuderie di San Siro. Ma tant’è: cosa importa alla società guidata da #FabioSchiavolin di valorizzare un patrimonio come San Siro, che nn appartiene solo a Snai, ma alla Città di Milano, su cui un sindaco intelligente dovrebbe quantomeno buttare uno sguardo. E quindi?

Vent’anni fa dicevo che se un imprenditore ippico intelligente, avesse pesantemente investito nell’ippica, gettando sul mercato una quantità importante di cavalli, sarebbe stato gioco facile accaparrarsi tutto il monte premi. I Botti hanno capito che quella era la strada. Il declino dell’ippica li ha sostanzialmente e pesantemente agevolati, spazzando via quel poco di concorrenza esistente. Sparite le grandi e medie scuderie, spariti allenatori capaci, rimasti solo simulacri delle grandi tradizioni dei Pandolfi, o dei Benetti, tanto per fare un paio di nomi illustri, ci sono solo loro. E loro, hanno cominciato ad operare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Giusto o nn giusto è così, che lo si voglia o no. Oggi sono i Botti a fare le corse. E a tenere in piedi comunque la si giri tutto il sistema corse del galoppo italiano. E all’orizzonte nn si vede chi possa contrastarli.

Ps. sono queste io ritengo, le uniche osservazioni che meritano rispetto sull’operato della Botti Family. Il resto prodotto dall’ambiente, dal parterre di San Siro sono solo chiacchiere livorose.

L’altra metà dell’#Equitazione. Un percorso inedito alla ricerca di personaggi femminili a cavallo in omaggio all’8 Marzo.

di Gabriella Incisa di Camerana (#GabriellaIncisadiCamerana)

Guerriere o cacciatrici, cavallerizze celebri o intrepide sportive, aristocratiche, religiose o contadine, tutte queste amazzoni rintracciano la lunga storia dell’emancipazione femminile grazie al cavallo, primo vero «mezzo» di affrancamento quotidiano, di evoluzione e di uguaglianza di fronte all’uomo.

L’equitazione è l’unica prova olimpica in cui uomini e donne gareggiano insieme, alla pari.

Il rapporto delle donne con il cavallo è stato studiato da etologi, etnologi, sociologi e psichiatri nonché evocato in alcuni grandi miti dell’antichità. A cominciare da quello delle Amazzoni, che sono le prime a ricorrere alla cavalleria in una società matriarcale in cui gli uomini sono i loro schiavi, o ne sono esclusi, fino alla realtà di quelle tombe sauromate femminili dell’antichità che contengono finimenti e armi, a dimostrazione di quanto queste donne sappiano combattere e cavalcare. Tra gli #Sciti e i #Sarmati, la pratica dell’equitazione, anche militare, da parte delle donne, era infatti una realtà ordinaria.

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Donne e cavalli venerati, invece, dai #Celti che la incarnano in #Epona, una dea molto popolare, il cui culto è attestato da fonti gallo-romane. È lei, la dea che si prende cura dei cavalli, un animale emblematico dell’aristocrazia militare gallica, e assume anche un ruolo di fertilità nonché di guida psicosomatica, l’accompagnatrice delle anime verso le isole dell’altro mondo.

La figura guerriera dell’eroina-cavaliere, di cui #Giovanna d’Arco è la più conosciuta in Francia e per estensione in Occidente, è comune a molte civiltà, come tra i #Berberi del Sahel, la #Dihya una regina guerriera berbera che combatte gli #Omayyadi durante la conquista musulmana del Maghreb nel VII secolo. Fonti arabe la chiamano #al-Kāhina, che significa “profetessa”, soprannome dato dai suoi avversari musulmani, per la sua capacità di predire il futuro e ancora oggi viene rappresentata, nella tradizione #Amazigh, in sella al suo berbero dal mantello niveo.

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Durante il Medioevo, in Occidente, numerose corporazioni accettavano l’adesione delle vedove in modo che potessero continuare l’attività dei loro mariti defunti e alcune donne si dedicavano ai mestieri inerenti al cavallo. Nelle campagne, le donne spesso assumevano uomini per la propria fattoria ma le cure, la gestione e la salute dei cavalli da traino e da lavoro rimanevano nelle loro mani femminili.

Ma, nonostante le difficoltà, molte donne percorrevano comunque lunghe distanze e le mogli dell’alta società spesso accompagnavano i loro mariti nei tornei. Le religiose e le donne pie compivano, in sella o in portantine ippotrainate, i pellegrinaggi mentre le nobildonne, talvolta, si davano ad attività come la caccia e la falconeria a cavallo, come dimostrano le numerose miniature dell’epoca.

La maggior parte delle donne medievali cavalcava a cavalcioni, con una gamba su ciascun fianco del cavallo, anche se un modello di sedile con un poggiapiedi fu inventato nel XII secolo per consentire alle nobildonne di cavalcare all’amazzone, cioè con entrambe le gambe sullo stesso lato, consentendole d’indossare abiti elaborati. Donne a cavallo e anche in guerra, come #Matilde, imperatrice del Sacro Romano Impero che, bardata d’armatura, si pone alla guida del suo esercito contro il cugino Stefano d’Inghilterra.

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Regine in sella, sempre, dall’imperatrice d’Austria, #ElisabettadeWittelsbach detta #Sissi, che monta infaticabilmente i suoi cavalli russi di razza #Orlov, i #Junker ungheresi, gli #Anglo-arabi e i #Lipizzani in campagna o nella sua personale pista da circo, dove perfeziona le figure di Alta Scuola, all’inglese #ElisabettaII, altra amazzone appassionata e intrepida, che a 91 viene sorpresa in una passeggiata equestre, nella sua proprietà di #Balmoral. Passando per #AlexandraFeodorovna, moglie di #NicolaII e ultima #ImperatricediRussia, ritratta in alta uniforme sul suo cavallo dalle alle alte balzane posteriori.

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#LisHartel, invece, è la prima donna a vincere una medaglia olimpica nell’equitazione, una medaglia d’argento individuale, ai Giochi del 1952. Questa Olimpiade segna la prima partecipazione delle donne alla competizione in questa disciplina. Ma non solo, in quanto questa amazzone è ancora più meritevole perché vittima della poliomielite, durante la sua seconda gravidanza, che la lascia paralizzata dalle ginocchia in giù. La sua carriera e il suo impegno la rendono una delle pioniere dell’#equitazione handisport.

La disabilità ha altre «eroine», a cominciare da #TempleGrandin, giovane autistica con molti problemi di relazione, che pensa in immagini ma possiede una speciale affinità con gli animali, che la portano non solo a conseguire due lauree, di cui una in medicina veterinaria, ma anche a farla diventare, grazie alle sue scoperte, una dei maggiori esperti del comportamento animale. Le sue spiccate abilità di pensiero visivo e associativo le permettono, inoltre, di gettare una nuova luce sui  Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) e d’individuare possibili strade per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.

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E come non ricordare la pioniera della #riabilitazioneequestre, grazie alla complicità e alla mediazione del cavallo, la professoressa #RenéedeLubersac, classe 1925, un’aristocratica francese le cui origini familiari risalgono all’XI secolo. Attivista durante la Resistenza, dopo la Liberazione si trasferisce a Parigi, dove inizialmente si occupa di giornalismo e design della moda, per diventare in seguito una creatrice di giochi educativi e attività psicomotrici. Allo stesso tempo, studia psicopedagogia e terapia psicomotoria allargando il proprio campo di ricerca nell’#ippoterapia per il trattamento delle psicosi dei bambini e degli adolescenti,

La sua prima opera «#Rieducareconl’equitazione», scritta insieme al fisioterapista e cavaliere #HubertLallery, viene pubblicata nel 1971.

Elementi di psicomotricità come la costruzione dello spazio, l’adattamento al ritmo, l’equilibrio, il tono, ecc. vengono lavorati grazie alla pratica equestre. Ma la #Lubersac andrà oltre, codificando l’approccio dell’equitazione come « terapeutica » se si dà l’opportunità al paziente di scoprire il cavallo non nel classico e rigido setting dell’#equitazione ma a piedi, mettendolo in situazioni in cui sviluppare una relazione come prendersi cura del cavallo, fargli brusca e striglia o camminare con lui, considerarlo permettendogli, in tutti questi momenti, di essere un vero partner.

E, infine, ci sono anche quelle donne che amano l’avventura e vivono « fuori dagli schemi » e dalle convenzioni imposte da una società che non vede di buon occhio i loro eccessi e le loro stravaganze. Come #JaneDigby, l’aristocratica inglese che a 47 anni e dopo 3 matrimoni, 6 figli e innumerevoli amanti, trova l’amore, tra le dune del deserto siriano, nel giovane sceicco #MedjuelElMezrabAl-Enezi, principe di Palmira, uomo colto e raffinato, che s’innamora immediatamente della sua bellezza e del suo sorprendente modo di domare i cavalli selvaggi, retaggio della sua educazione britannica.

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E mentre le donne continuano, in occidente, a montare all’amazzone, oltreoceano la scandalosa condotta della leggendaria #CalamityJane coincide con l’ondata dei movimenti contestatori femministi del XX secolo che indurranno la Francia ad autorizzare le donne a portare i pantaloni e a montare a cavallo «come gli uomini» solo nel 1930.

Grazie al cavallo, che incarna i viaggi all’aria aperta, l’autocontrollo, la padronanza di sé e la comunicazione con la natura, anche i mestieri della filiera equina si aprono alle donne, che comunque conservano un atteggiamento « più materno » nel loro confronti.

 

Ecco favoriti a oggi del Kentuky Derby. I pensionari di #BobBaffert al top della speciale classifica.

Redazione

Proseguiamo con i reportage sul #KentukyDerby. Ecco a oggi i primi 10 favoriti e le loro migliori prestazioni.

Qui il link dove vedere tutti i partenti rimasti

https://www.horseracingnation.com/p/c/Kentucky_Derby_2019_Contenders

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La genealogia del favorito Game Winner

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Il cavallo al rientro dopo la vittoria nella Breeders Cup Jouvenile