Il disastro dell’#ippica italiana: riuscirà la #TaskForce di #GianMarcoCentinaio a portare ordine e a risollevarne le sorti? Con un inciso sulla genealogia di Sirlad, ultimo grande vincitore dell’allevamento italiano.

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Nella foto in alto Sirlad, l’ultimo grande cavallo allevato in Italia, qui alla partenza del Milano con in sella Tonino di Nardo. Sopra la genealogia del cavallo.

Note sulla genealogia di Sirlad. Il quadro genealogico è molto interessante e richiama quello degli incroci effettuati dai tedeschi. In cui su linee femminili autoctone si inseriscono stalloni di marca inglese ma soprattuto americana, come è per il grande sauro qui evidenziato, sostanzialmente un outcross,

di JJcdH

É del 21 novembre scorso il decreto che istituisce la Task Force voluta dal ministro #GianmarcoCentinaio per la ristrutturazione del settore ippico devastato da politiche scellerate dei precedenti governi. Ma prima di addentrarci nelle politiche e nelle responsabilità del disastro dobbiamo ricordare cos’è stata l’ippica italiana per il Paese e per il Mondo.

 

La Gloria

#DonatelloII, #Nearco. #Tornese, #Steno e #Ribot: chi erano costoro? Solo l’ultimo dei tre è forse ricordato dai più in Italia, mentre oltre i confini, questi nomi sono il simbolo di un #ippica italiana dai contorni straordinari, quell’ippica che ha fatto grande il cavallo trottatore e purosangue nel mondo. Il loro sangue, in particolare quello di #Nearco, è sparso delle genie del 95 per cento in linea diretta maschile dei cavalli che corrono sulle piste da corsa del pianeta. Al loro allevatore, proprietario e allevatore, #FedericoTesio, sono intitolati gran premi, programmi di genetica equina, e molto altro. In Italia, questo enorme patrimonio di trionfi internazionali, di conoscenze scientifiche, di grandi professionalizza invidiate nel mondo è scomparso. Come non ricordare il mitico #EnricoCamici, #GianfrancoDettori e #GaetanoBenetti allenatore di Sirlad del bresciano #OddinoPietra imprenditore del tondino di ferro? Il cavallo poi impegnò negli Usa il grande #Affirmed negli anni settanta e fu il canto del cigno di quel movimento nato negli anni trenta di cui era protagonista tutta la grande borghesia dell’epoca. Poi arrivarono #CarloD’Alessio e #CarloVittadini, che trasferiranno i loro effettivi oltre manica ma non era la stessa cosa. Per giungere infine a #LucianoGaucci, inconsapevole del tesoro che aveva per le mani si ritrovò in scuderia un puledro importato dall’Irlanda, #TonyBin, poi vincitore dellì’Arc che lo stresso Gucci vendette per 4 milioni di dollari ai giapponesi e con quei soldi ci compro parte del Perugia calcio.

Il declino

Da allora il declino, fino ai giorni nostri. E alle macerie su cui è costruita l’ippica attuale. Con ippodromi chiusi come Capannelle, il Caprilli di Livorno, o San Siro Trotto, di cui restano vere macerie di uno scambio scellerato pur legittimo, tra la proprietà e il Comune di Milano in cui la in cambio della possibilità di costruire sull’area di quel magnifico ippodromo proponeva e otteneva la realizzazione di un modesto complesso detto ippodromo della Maura. Le politiche del #Mipaaf hanno fatto il resto. Prima fra tutte il trasferimento della parte economica dall’#Unire, Ente di Stato voluto nel ’43 da Federico Tesio e #OrsiMnagelli, al Tesoro. Avevano bisogno di soldi e quella cassaforte auto-gestita dagli ippici faceva molto comodo. Poi dopo, alcune giravolte con cambi di nome, e ministri dell’Agricoltura a cui non importava nulla dell’ippica, perché non portava consensi, il Mipaaf ha assunto tutte le prerogative degli enti che governavano il settore con tanto di burocrazia incombente, incapacità, ritardo nel pagamento dei premi tanto che l’Italia è stata sanzionata dall’Europa e quasi esclusa del comitato internazionale di governo delle corse più importanti, le cosiddette pattern races.

Di chi le responsabilità?

Ma le responsabilità non possono essere tutte addebitate alla politica e al Mipaaf. L’altro 50% è da addebitare al settore, alle oltre 30 associazioni che sono presenti nel mondo ippico, tutte in eterno conflitto tra loro per pochi spiccioli e pochi strapuntini. Un numero così elevato che impedisce qualsiasi tipo di riforma. E alle società che gestiscono o sono proprietarie degli ippodromi. La cui maggior parte è di proprietà comunale e in caso di bisogno legata al politico/deputato di riferimento a cui far ricorso nel momento in cui le prerogative economiche vengono messe in discussione, Società come Snaitech cha gestiscono importanti strutture, che invece sono assolutamente misconosciute ai milanesi che non sanno quasi della loro esistenza. Malgrado il pesante contributo che la società di cui è ad Fabio Schiavoln percepisca un lauto contributo da parte dello Stato per la promozione delle corse.

Arriva GianMarcoCentinaio

Eccoci a oggi, all’assunzione da parte di Gian Marco Centinaio, delle responsabilità del dicastero di cui fu ministro un altro leghista che fece molto bene, Zaia, a cui fu impedito per la caduta del governo di cui faceva parte, di portare a termine il progetto di riforma del settore. L’istituzione della cosiddetta Task Force, il gruppo di lavoro che dovrebbe formulare proposte da presentare al ministro per la ristrutturazione dell’ippica voluto dal ministro, è l’ultima spiaggia per il mondo ippico. Le principali proposte che dovrà formulare, riguardano i contributi e la riorganizzazione degli ippodromi, l’allevamento del cavallo da corsa, e l’incombente rinnovo del segnale televisivo oggi gestito da #Snaitech a cui vanno i 12 milioni di euro previsti dalla concessione. Il rinnovo del bando è previsto per giugno, ma è si ipotizzata una proroga di 6 mesi, guarda caso, alla fine del mandato della Task Force stessa che dovrebbe relazionare al ministro. Centinaio appena insediato, ha messo ordine al pagamento del contributo agli ippodromi fermo dal 2017 e sta provvedendo al pagamento dei premi fermo da mesi. Ha cancellato la sciagurata classificazione degli stessi stessi voluta con un colpo di mano alla fine del 2017, dall’allora sottosegretario Castiglione, delegato dal responsabile del dicastero da #MaurizioMartina, che lasciò la gestione del comparto nelle mani dei burocrati, tra cui tale Gatto che impedì la sponsorizzazione dei gran premi del galoppo da parte degli emissari dell’Arabia Saudita. Martina, Un ministro che mai si è degnato di essere presente a Fieracavalli la kermesse veronese visitata ogni anno da oltre 100.000 persone. Evidentemente aveva altro da fare.

 

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