di Giorgio Bergamaschi
Il 1869 è una data importante per il turf tedesco: in quell’anno, infatti, veniva disputata la prima edizione del Nastro Azzurro e, sempre nel 1869, il capostipite dei von Oppenheim – dell’importante saga familiare dei banchieri tedeschi che amano l’ippica – fondava il Gestüt Schlenderhan. Come è ormai arcinoto, il Derby si corre all’Horner Moor, nella Hansestadt di Amburgo, da dove si diparte il lungo canale che arriva sino a Brema. Quella del Nastro Azzurro tedesco è una lunga tradizione, che non ha perso nulla del suo fascino, a dispetto del tempo che passa e dei costumi che cambiano.
Anzi, se pensiamo che dopo la guerra i von Oppenheim erano andati a cercare i loro cavalli sequestrati dalle SS e piano piano avevano ricostituito la loro scuderia e allevamento, e che l’erede, il barone Georg von Ullmann – figlio della baronessa Karin – sta proseguendo con forti investimenti sul doppio filone (Schlenderhan in rosso-blu e von Ullmann in giallo-blu) la grande tradizione ippica di famiglia, si comprende come i tedeschi abbiano nel cuore l’ippica sia come fenomeno allevatorio sia come espressione agonistica e perciò di selezione, animando all’inverosimile i convegni delle piste tedesche.
Anche i tedeschi chiamano il Derby Blaue Band (Nastro Azzurro, ndr), ma soprattutto la “Corsa delle corse”, e non è un caso – ma merito di intraprendenza e spessore sociale dei rappresentanti ippici nel tessuto socio-economico tedesco – se i notiziari televisivi nell’arco dell’anno ma soprattutto nella 10 giorni del Derby interrompono le notizie per dare aggiornamenti sul Derby! Che è e resterà la corsa più significativa ed emozionante dell’anno, nel calendario delle corse al galoppo tedesche. Dopotutto, un cavallo da corsa può vincere la Blaue Band solo a 3 anni, dunque una volta sola, e difficilmente va a ripeterla (o ad anticipare il trionfo casalingo), nelle prove paritetiche su piste estere…
Dai #vonOppenheim-vonUllmann ad #AndreasJacobs, da #vonFink agli #Ostermann, #Faust e #Miebach, è passione al servizio del #purosangue
La partecipazione al Derby di Amburgo costa 7.500 €, ma se qualche team non vi avesse provveduto per tempo, la… “riverniciatura” di un soggetto, ovvero l’iscrizione tardiva, comporta un esborso di 65.000 €, dovuti per i “late bookers”.
Nel corso degli anni, mi ha sempre stupito – tralasciando il discorso inglese e francese, come un fantino, un cavallo, il suo allenatore, i suoi proprietari e allevatori, siano guardati con rispetto e amati per i loro colori su tutto il territorio germanico. Come accade per il bremese Andreas Jacobs (Stiftung Gestü Fährhof ma anche Jacobs Caffè, Adecco, Barry Callebaut e Toblerone), oppure per il bavarese Helmuth von Fink (dei banchieri Merk Fink & Co.), titolare del Gestüt Park Wiedingen, che ha realizzato l’allevamento a Solltau a sud di Brema (in un ex allevamento di pappagalli): entrambi, e con loro Manfred Ostermann (Ittlingen) e Bruno Faust, così come Manfred Hellwig (Hőni Hof) e tanti altri, sono è portati in palmo di mano dall’euforico entusiasmo degli appassionati tedeschi… Ma così è per tutti!
Uno dei miti della Germania ippica, Hein Bollow (fantino e poi allenatore di grido), ha sempre ricordato con commozione che “Per un professionista della sella non c’è nulla di paragonabile, dall’ uscire vittorioso dal tappeto erboso del Derby tra le due cavalli bianchi”, ammiccava sorridendo il grande horseman che aveva infranto per primo la barriera delle 1.000 vittorie sia in sella che in veste da allenatore, in anni in cui le corse non erano così numerose come oggi. E ricordavava Bollow:”Io ho vinto la “corsa delle corse”quattro volte: nel 1953 con Allasch, nel 1954 con Kaliber, nel 1956 con Kilometer e nel 1962 con Herero: ed in ognuna di quelle occasioni s’è trattato di un’emozione e di una ridda di sensazioni indescrivibili. Poi, per vincere il Derby da allenatore, avevo dovuto aspettare il 1974, grazie a Marduk”.
Il titolare del Gestüt Wittekindshof, Hans Hugo Miebach, definisce la vittoria nel Derby per un turfista ‘la realizzazione del sogno di un’intera vita’, “e quando nel 2002 il mio Next Desert ha trionfato, la gioia di esserne sia l’allevatore che il proprietario mi aveva letteralmente sconvolto… In senso positivo, ovviamente, perché dietro quel successo sintetizzato dalle grandi capacità di Andreas Schütz al training e dalla genialità di Andrasch Starke in sella, alle spalle c’erano decenni di studio e pratica allevatori”.
La “colonna” #HeinzJentsch collaborava con l’uomo che sussurrava ai cavalli
Certo, personalmente cullo nella memoria quello che per me è stato fra il gigante per eccellenza del turf tedesco (e ricordo per quanti anni è venuto in vacanza a Merano…), ovvero Heinz Jentsch, l’uomo che ha dato un apporto notevole a tante griffes del turf: dallo Schlenderhan al Fährhof, tra l’altro plasmando fior di fantini e su tutti Peter Schiergen. Ricordo quando il Pirata diceva che a Baden Baden non si sarebbe potuto preparare un cavallo per il Derby. Ma ormai, dopo la vittoria di Osorio a Capannelle, era troppo tardi, per ”rinfacciarlo” al Maestro: Jentsch, che aveva inanellato vittorie sulle piste di tutto il mondo, fino ad un certo punto era rimasto a secco sul traguardo del Derby, al punto che l’aveva soprannominato “la corsa più pazza del mondo”. Ma questo signore (somigliante un po’ all’attore Curd Jürgens, lo ricordate?) dal 1969 (Don Giovanni) al 1994 (Laroche) avrebbe vinto ben otto edizioni della classicissima di Amburgo.
Solo un trainer, nella lunga storia del Derby tedesco, ha saputo fare meglio di Heinz Jentsch:
George Arnull, con nove vittorie, tutte per le insegne dello Schlenderhan, che di Derby ne ha vinti ben 18, di cui l’ultimo nel 2009 con Wiener Walzer. Fa bene al cuore, parlando anche con la gente comune tedesca, prendere atto che in Germania la storia del Nastro Azzurro non è solo la storia della razza equina più importante, quella dell’allevamento del purosangue tedesco, ma è anche un pezzo di “storia e vita culturale” della Nazione. Nonostante i disastrosi esiti di due guerre mondiali, il Derby è sopravvissuto, e per ben 5 volte era stato costretto a migrare dalla sua prima e naturale sede: passando da Hamburg-Horn nel 1919 a Berlin-Grunewald, e nel 1943 e 1944 a Berlino-Hoppegarten; quindi, nel 1946 a Monaco-Riem e l’anno successivo a Colonia-Weidenpescher Park. Ma Amburgo è la casa naturale di questa gara incomparabile che si disputa sempre ai primi di luglio.
Nelle foto Hein Bollow su Kaliber 1954 ad Amburgo e Heinz Jentsch con Peter Schiergen (a sx).
Ad Amburgo e giù, fino a Brema, quando si parla di Derby si ha quasi la sensazione di parlare di birra… Perché persino la gente che è taciturna diventa loquace, quando si tratta di parlare dei protagonisti del Derby-Meeting di Amburgo, e più di qualche volta ho sentito dire: “Ma lei non lo avverte questo profumo nell’aria? È il profumo del Derby!”. E allora, lasciamoci inebriare.