Arqana 🏇1.100.000 € per un maschio da American Pharoah alle Breeze Un Sale.

Redazione JdeSP

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THE AVERAGE PRICE REMAINS STABLE

The 2019 Breeze Up sale returned a set of figures very much on a par with the remarkable 2018 renewal.

Out of the 145 horses on offer, 114 sold setting the clearance rate at 78%.The average price remained also identical, only a fraction below €130,000 while the overall turnover reached €14,797,000. An eloquent sign of the growing international stature of this sale was the 8 juveniles who sold over €500,000 today in Europe, from a total of 11 at all European breeze up sales so far this year.

American Pharoah colt for €1,100,000

ARQANA ring went quiet when Laurent Benoit from Broadhurst Agency offered €1.1 Million for a son of Triple Crown Winner consigned by Grove Stud, lot 21.

The pedigree of this bay colt on his maternal line features the top class stallions: Leroidesanimaux, Cacique, Champs Elysees, and Dansili.

Laurent Benoit who acquired this colt on behalf of M.V. Magnier, commented:

He was bought for Coolmore partners. We had an order to get a very nice colt, the best colt of the sales, to go to Andre Fabre, who came yesterday and was happy with the horse (…) He was very well prrepared by Grove Stud (…) It will be first American Pharoah for André Fabre and he is delighted with that.

Two Lots by No Nay Never sold over €500.000€

A protracted bidding battle took place for Lot 134, a daughter of No Nay Never from the draft of Willie Browne’s Mocklershill, and Kerri Radcliffe had to shell out €575,000 to see off the opposition. The bay, who hails from the family of Gr.1 Prix Marcel Boussac winner WUHEIDA, turned many heads in her breeze.

I have bought her for Peter Leidel and George Bolton, who were both into LADY AURELIA [a daughter of No Nay Never’s sire Scat Daddy], so this filly has a bit of pressure on her shoulders, Radcliffe joked. She will go to a new trainer in Joseph O’Brien. We loved her breeze and she is obviously by a very hot sire. I had seen her few times in Ireland and she has developed exactly as I thought she would.

Having been outbid on Mocklershill’s Sea The Stars filly, Jamie McCalmont and Ralph Beckett were back at it for a daughter of No Nay Never, Lot 18, from the family of dual Group 1 winner RECOLETOS, which they ultimately secured for €500,000.

She is for a new client who is new to the business and is setting up a long term breeding operation under the name Westerberg, said McCalmont. Ralph will train her. We love No Nay Never. She did a great breeze and vetted well, we were very taken by her.

The filly offered by Jim McCartan’s Gaybrook Lodge Stud provided a handsome return, having been bought for €80,000 at last year’s August Yearling Sale.

Lot 151, Lope De Vega colt to new client of David Simcock’s

Newmarket trainer David Simcock, bidding alongside Jamie Spencer, had to wait until the final half hour of trade to take a horse home, but it came in the shape of a €700,000 Lope De Vega colt from Grove Stud (lot 151). He is out of the Group-winning juvenile QUAD’S MELODY, who has already produced the Gr.1 Sussex Stakes scorer HERES COME WHEN.

We have been trying several times at other sales and today so it is nice to finally get our hands on a horse, said Simcock. This horse is a lovely athlete by a proven sire and out of a proven broodmare. He is the first one I have bought for a new client.

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Tempo di Derby. Sarà finalmente una femmina a imporsi? Paolo Allegri ci racconta tutto della corsa romana del 19 maggio.

Facciamo le carte al Nastro Azzurro: Call Me Love, il fascino dell’imbattuta, contro la genealogia di Agente Segreto e Frozen Juke, quel cavallo da 1000 metri diventato uno da Derby.

di Paolo Allegri

L’appuntamento è per domenica 19 maggio quando il cuore di tutti gli appassionati batterà forte per le emozioni che regalerà la giornata del Derby alle Capannelle. L’avvicinamento al Nastro Azzurro ha regalato preziose indicazioni. Se da tempo sui taccuini è segnato il nome della femmina Call Me Love, la regale figlia di Sea The Stars, che ha letteralmente vinto in proménade nella corsa di rodaggio alle Capannelle.

La chance di Agente Segreto, vincitore dell’Emanuele Filiberto.

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Dalla selezione milanese è uscito un candidato solido. La prova era quella tradizionale dell’Emanuele Filiberto ed è stata riportata da un puledro che ha impressionato. Il grigio Agente Segreto, figlio di Mastercraftsman, Fabio Branca in sella per il verde e fucsia dell’ingegner Diego Romeo. L’erede del campione irlandese quattro volte laureato di gruppo 1 per il training di Aidan O’Brien (vincitore di Duemila Ghinee del Curragh e delle St. James Palace Stakes) si è presentato all’appuntamento con nel biglietto da visita il successo in maiden, conseguito con grande disinvoltura: secondo in corda, all’appoggio, poi capace di galoppare con folate convincenti appena richiesto a metà dirittura. Nel Filiberto ha seguito praticamente lo stesso cliché tattico, con la differenza che stavolta il livello degli avversari cresceva notevolmente. Agente Segreto ha dimostrato di non risentire affatto del cambio di categoria e nella corsa con la quale Milano sceglie i suoi candidati al vertice romano si è espresso su coordinate importanti. Con la forza anche di una linea genealogica di spessore (Mastercraftsman funzionando per il Coolmore ha già prodotto 61 stakes-winner con 12 laureati di gruppo 1), il grigio vestito del verde e fucsia lancerà il guanto di sfida alla affascinante Call Me Love.

Call Me Love, una grande femmina finalmente prima nel Derby?

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La baia da Sea The Stars approda al Derby da imbattuta e con l’idea che abbia messo nel mirino la corsa che un cavallo può correre soltanto una volta fin dal debutto. Finora la rincorsa della famiglia Villa al Nastro Azzurro appuntato sul box di una femmina di scuderia si è fermata a dei piazzamenti. Stavolta potrebbe essere la volta buona perché l’impressione dell’ultima uscita romana è stata davvero di una cavalla venuta ulteriormente avanti, con un motore capace di sviluppare tanti metri nell’azione che è quella di un soggetto sopra le righe. Sembra una cavalla fredda, che ormai ha sufficiente esperienza agonistica per giocarsela a viso aperto con i migliori maschi. Ridurre la sfida del 19 maggio a un match sarebbe tuttavia poco logico visto che si tratta di una corsa sempre affollata e anche perché il Botticelli ha ribadito la credibilità della candidatura di Frozen Juke che pur sconfitto, secondo, ha confermato tutte le sue qualità. Storia incredibile di questo purosangue preparato all’inizio della carriera sulla pista di Anguillara e che ha debuttato a 1000 metri nell’estate dei due anni dopo un viaggio lunghissimo in van. Poi il fantino Samuele Diana consigliò al team di allungarlo sulla distanza, passando prima al miglio poi al doppio chilometro proprio per il modo di correre del soggetto: lui si mette dietro, ultimo come nel Botticelli, poi risale. E lotta fino in fondo. “Frozen vuol sempre andare a prendere il cavallo che ha davanti”. Al rientro in primavera, a Roma, aveva vinto nonostante lo sbandamento di un altro soggetto che gli aveva fatto rischiare anche la caduta. Nel Botticelli forse ha galoppato troppo lontano dalla testa ma in fondo ha chiuso come il cavallo della corsa che ne aveva ancora.

Frozen Juke: il proletario venuto dal nulla è la terza, e affascinante incoignita.

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Fantastica la genealogia del cavallo. Che presenta un autcross super interessante, con il papà di linea Nortern Dancer attraverso Oasis Dream e la mamma con un incrocio tra una linea tedesca di valore e quella di Mr Prospector attraverso Dubai Millennium

Ecco perché Frozen Juke nel pronostico del Nastro Azzurro lo mettiamo nei tre. Perchè la sua è una storia bella, un cavallo ‘proletario’ che va su tutte le distanze e con un fantino come Sam Diana che nel Derby potrebbe trovare il suo giorno di gloria. Ogni tanto le corse dei cavalli assomigliano ad un film e diventano una storia buona per il cinema. Un buon motivo per essere su quella dirittura di Capannelle a vedere che spunti daranno agli scrittori di sceneggiature per il cinema quei tre: l’imbattuta che sembra una predestinata, il grigio sbocciato dal giardino di San Siro e quel Frozen che a due anni sembrava un velocista da pista dritta e invece con il passaggio d’età mangia la distanza. Sarà una grande corsa, amici. Non prendete impegni per il 19 maggio.

Haflinger, pony biondo dell’Alto Adige che corre in pista. Appuntamento il 22 aprile, lunedì di Pasqua.

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Nelle immagini, locandina e programma dell’evento

di Giorgio Bergamaschi

E siamo ancora, di nuovo qui, a raccontare una terra incantata, l’Alto Adige – Südtirol, estrema appendice della più settentrionale delle tre Venezie e paese sublime di vacanza e di escursioni. Anche a cavallo. In ogni stagione, in ogni mese dell’anno, la tappa vacanziera in Alto Adige è sempre allettante. Se si tratta di cavalli, poi, il richiamo di Merano è forte anzi irresistibile. Dunque, tutti ai monti. Sì, a cavallo sulle Alpi, per vivere un sogno alla portata di tutti. L’Alto Adige evoca sempre immagini legate a montagne di una bellezza tale, da unire la dolcezza e la forza in modo inconfondibile: più sotto, valli luminose e verdissime, pianori incantati cosparsi di masi e di malghe e, un po’ dovunque, bionde presenze. Già, l’Alto Adige è anche il regno dell’Haflinger, il pony alpino che le pubblicazioni un po’ datate definivano austriaco ma che, in anni più recenti, le commissioni tecniche internazionali di Bruxelles hanno definitivamente consacrato quale ‘razza italiana’.

Piccolo ma non troppo, simpatico e versatile, la notorietà dell’Haflinger ha fatto il giro del mondo, un po’ come l’immagine di Merano oppure lo speck. Cavallo dal sangue misto, mansueto ma fiero al punto da esibire spesso tutta la superbia dell’arabo con cui è incrociato, l’Haflinger conta una popolazione di circa 13.000 esemplari nati nei 20 principali allevamenti (ma sono numerosi i contadini che allevano nel maso qualche “biondino”), e costituisce una superba attrazione. Lo sviluppo della razza lo si è avuto soprattutto nelle strutture che, abbracciato l’agriturismo, praticano attivamente anche l’allevamento. Ma, oltre all’iniziativa di tanti contadini-miniallevatori, sono molti gli alberghi che offrono al turista la possibilità di effettuare escursioni a cavallo, in quanto hotel e pensioni sorgono spesso accanto al tradizionale maso di famiglia.

In tempi recenti, oltre che sull’altipiano di Avelengom, una stazione di monta è sorta al Castello di Baslano presso Marlengo (tra Merano e Lana), dove sono ospitati alcuni  “sire, appartenenti a Sepp Waldner (titolare con le figlie dello splendido Oberwirt di Marlengo) che a Curon Venosta, sul Lago di Resia, cura personalmente il suo Hirschhof che è fiore all’occhiello dell’allevamento locale ma anche struttura di valenza transfrontaliera, in quanto moderno allevamento-salotto con una ventina di fattrici e, complessivamente, una trentina di cavalli..

Un cavallo versatile

Il cavallino dell’altipiano (qualcuno lo chiama ancora avelignese ma è improprio, sarebbe come chiamare Hans Juergen un catanese…), inizialmente prossimo ai cavalli a sangue freddo, nel tempo ha vissuto un’evoluzione straordinaria e fa capo – oltre all’unione altoatesina degli allevatori – alla Federazione nazionale del cavallo Haflinger, che ha sede a Firenze. Questo cavallo da tiro leggero (carrozza e slitta), da sella e adatto persino allo skiöring  (le corse sulla neve, con il cavaliere-guidatore sugli sci e dunque impegnato a redini lunghe…), se bene istruito è duttile e premuroso al punto da avere un’eccezionale riuscita nell’ippoterapia; è talvolta impiegato in corse rusticane (al galoppo e al trotto) specialmente dopo che, negli ultimi lustri, con la  mutata politica allevatoria s’è morfologicamente evoluto ed alzato di statura. La sede naturale di queste “corse rusticane” avevano luogo due volte all’anno all’ippodromo di Maia, a Merano. Ma, con la gestione di Giovanni Martone, presidente di Merano Galoppo, gli appuntamenti si sono infittiti e fanno da spalla ai meeting di corse, così coinvolgendo opportunamente la popolazione locale.

L’evoluzione del cosiddetto pony alpino è stata tanto importante, al punto che molti esemplari riscuotono successo in concorso ippico e perfino nel dressage. Sembrerà assurdo, eppure l’Haflinger ha battuto anche i quarter horses americani in qualche rodeo, come amava ricordare spesso il compianto Giorgio Martinelli, l’esperto di cavalli (e critico musicale) di Andrea Riffeser Monti, editore di Quotidiano Nazionale (il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno, così come di Cavallo Magazine) . Oggi, l’Haflinger è ricercato al punto da essere esportato in almeno 30 Paesi di tutto il mondo, e viene allevato anche negli Stati Uniti  in Australia e Nuova Zelanda, oltre che in Sudafrica.

La morfologia dell’Haflinger

L’Haflinger è un cavallo muscoloso, di apprezzabile armonia, con una testa dal profilo un po’ concavo che ricorda il purosangue arabo; ha occhi grandi ed espressivi, una bella incollatura e il petto largo. Mentre, un tempo, la sua statura era ridotta, oggi supera il metro e cinquanta al garrese, è accattivante come un “peluche” e rapisce la simpatia di migliaia di persone: il suo mantello è di un bel biondo dorato e sfoggia criniera e coda folte, spesso bianchissime. Questi, però, sono i connotati definitivi della selezione. In realtà, fino agli anni Trenta, v’era ancora qualche soggetto dal mantello baio oppure morello, persino grigio pomellato.

E’ importante sapere che una delle caratteristiche più apprezzabili dell’Haflinger sono i sui piedi, molto solidi ed elastici, che gli consentono di essere un eccellente arrampicatore e buon saltatore, dunque adattissimo per le escursioni ad alta quota. Il suo nome deriva da Hafling-Avelengo, paese che dà il nome all’altipiano che sovrasta la valle dell’Adige, da Bolzano a Merano. In provincia di Bolzano, la popolazione dell’Haflinger ha raggiunto anche le 12.000 unità, ma negli anni la buona attività dell’Associazione degli allevatori ha insistito sulla selezione. Anche regolando attentamente le nascite di questo pony alpino, che avvengono da metà maggio a metà ottobre, ad un’altitudine compresa tra i 1.000 ed i 1.500 metri, in condizioni ambientali che compiono già una selezione naturale. Questo, perché la razza non perda la sua morfologia, improntata alla robustezza.

La storia dell’Haflinger

Sull’origine di questa razza si sono dette molte cose, anche in netto contrasto tra loro. C’è chi sostiene che l’Haflinger deriva dal cavallo norico (prima del ‘700). Altri, invece, affermano che l’imperatore Ludwig IV° nel 1342 donò alcuni cavalli provenienti dalla Borgogna a suo figlio Ludwig di Brandeburgo, per le sue nozze con Margherita Maultasch, contessa del Tirolo e figlia di Mainardo II°, Conte di Tirolo, Duca di Carinzia e Principe dell’Impero, passato alla storia per le sue beghe con i vescovi-conti, per via della sua discussa amicizia con Romano da Ezzelino; ma soprattutto perché lui – ch’era stato l’iniziatore, dal suo Castel Tirolo che domina la conca di Merano, della dinastia degli Asburgo attraverso matrimoni mirati – aveva osato tessere la propria immagine al fine di passare alla storia per via del suo “sogno di un principe”.

Ma torniamo alle origini dell’Haflinger. Certuni assicurano che sull’altipiano di Avelengo si sarebbe conservato un tipo di pony da lavoro, originario dell’età romana che, incrociato dapprima col norico, nel tempo si sarebbe ingentilito grazie all’apporto di sangue orientale.

Certamente, l’ipotesi più suggestiva è proprio quella che si rifà ad uno scorcio lontanissimo di storia. Bisogna sapere, infatti, che un migliaio di Ostrogoti, sconfitti a Conza dalle truppe bizantine di Narses nel 555 d. C., avevano trovato riparo in Val Sarentino (tra l’altipiano di Avelengo e la Val d’Isarco), dove sarebbero giunti in sella ad esemplari di cavallo orientale (dalla taglia ridotta), leggero, agile e velocissimo. In questo senso s’erano orientati anche alcuni ippologi austriaci, ritenendo che nel Nord Tirolo, nel ‘700, veniva allevato un cavallo norico di dimensioni ridotte mentre in Alto Adige già dominava un tipo di cavallo dalle spiccate caratteristiche orientali.

Di sicuro, almeno dal 1874, la storia dell’Haflinger ha tracce ben più attendibili. L’Haflinger moderno discende infatti da un incrocio tra un mezzosangue arabo ed una fattrice locale, d’origine sconosciuta. Questo bell’esemplare di mezzosangue arabo, registrato come 133 El’ Bedawi XXII, era nato dal purosangue arabo El’ Bedawi Senior, incrociato con una fattrice ungherese. Folie, il primo rampollo di 133 El’ Bedawi XXII, è nato nel 1874 a Sluderno, il alta Val Venosta, allevato da un contadino del luogo, da cui aveva preso il nome: appunto, Folie. La madre di questo puledrino dalle fattezze arabeggianti, per aver determinato in modo così marcato il suo prodotto, doveva a sua volta essere insanguata con soggetti d’origine orientale, incrociati col norico lrggero. I primi due prodotti di Folie che hanno fatto la monta sono stati 252/233 Hafling e 14 Folie.

Qualche lustro fa, a Merano si sono tenuti i festeggiamenti per i 125 anni di storia dell’Haflinger. S’è trattato di una manifestazione straordinaria, che ha raccolto i 125 migliori prodotti dell’allevamento Haflinger nel contesto di una singolare kermesse sportivo-popolare, in cui una figlia del sire Napoli, Quesa, ha vinto la rassegna esprimendo straordinarie attitudini di cavallo equestre che palesa, al tempo stesso, correttezza morfologica, fascino e simpatia.

Le manifestazioni legate all’Haflinger

A Pasquetta (Lunedì dell’Angelo) e alla seconda domenica d’ottobre, a Merano si disputano le corse rusticane nell’àmbito del Maiaoktoberfest, ma nel corso dell’anno, in Alto Adige sono numerose le manifestazioni legate al cavallo Haflinger. Già, anche in altre località altoatesine hanno luogo sagre paesane con gli Haflinger, vedettes delle manifestazioni così come delle fiere, esposizioni e sfilate. Ed anche d’inverno è affascinante assistere a corse di Haflinger sia con le slitte che di skioering. La manifestazione internazionale dove questo cavallo è di casa è ovviamente la veronese Fieracavalli.

L’Haflinger visto da Erich Messner

Un grande esperto del cavallo Haflinger è il dottor Erich Messner, per anni veterinario provinciale del Burgraviato (la zona di Merano e dintorni) e fratello di Reinhold, il celebre scalatore dei 14 Ottomila. Circa l’origine del pony alpino, Messner afferma: «L’ Haflinger è il risultato di una serie di incroci, seguenti alla nascita del capostipite Folie: incroci condizionati anche dal  Ministero per l’Agricoltura e della Guerra dell’Impero austro-ungarico, che nell’Ottocento voleva trasferire buona parte degli allevamenti situati nelle terre politicamente ‘calde’ dell’Erzegovina, in una zona molto più tranquilla. Era intenzione dei militari, già prima della Grande Guerra, dare vita ad un soggetto di grande resistenza, adatto alla montagna e che potesse essere agevolmente montato dagli ufficiali. Erano così sorte stazioni di monta a Silandro, a Terlano, a Cles e a Mezzocorona. Ma questo indirizzo allevatorio contrastava con gli interessi dei contadini del fondovalle, che prediligevano un cavallo macilento e versato al lavoro agricolo e al tiro; erano invece favorevoli i contadini dell’altipiano di Avelengo, che per il tiro pesante impiegavano i buoi mentre avevano necessità di un cavallo leggero e resistente, per spostarsi nel fondovalle in occasione di fiere e mercati».

Racconta il dottor Messner: «Dopo il 1918, il cavallo che s’andava cercando stava già scomparendo, ne erano rimaste solo due linee: una più leggera e “gentile”, che si esprimeva con gli stalloni Mölten 1, Mölten 2 (e così via); l’altra, definita Mandl, era più rozza e imperniata sul norico. E, negli anni seguenti, aveva finito per influenzare le linee più importanti. È interessante sapere che lo stud book dell’Haflinger è stato inizialmente redatto da un impiegato degli uffici della Provincia di Bolzano, Josef Pobitzer, pazientissimo amanuense che ha trascritto le vicende dell’Haflinger dal 1947 al 1975».

Come si alimenta un Haflinger? «Un tempo – prosegue il dr. Messner – , questo cavallo si nutriva di fieno e di paglia. Insomma, come un argentino da polo, nei periodi di inattività. Quando, in inverno, lavora molto, all’alimentazione si aggiunge magari un po’ d’avena. Oggi, poi, con la popolarizzazione allevatoria e l’impiego di mangimi mirati, l’alimentazione è ulteriormente migliorata, ma sempre in razioni da pony da sella, mai più 2 chili al giorno».

Nato in montagna, l’Haflinger è un cavallo che si nutre benissimo con quanto gli riserva il pascolo e nella sua storia l’alimentazione non ha mai costituito un aspetto rilevante. Forse, proprio grazie a questo fattore, oggigiorno è uno dei cavalli più robusti e meno complicati, anche se il suo costante appetito potrebbe dimostrare una… storica carenza alimentare.

Messner sottolinea ancora che «un foal di Haflinger sta con la fattrice al pascolo fino al tardo autunno, perché le madri non lavorano. Ma, se le fattrici non vanno al pascolo, spesso i foal stanno con la madre anche fino al parto successivo. E vale sapere una cosa, di cui raramente si discute: nel 1922, all’Università di Parma, è stata discussa una tesi di veterinaria incentrata proprio su questo cavallo. Ed è curioso come, già allora, quel laureando parlasse di ‘Haflinger’ e non di avelignese».

L’Haflinger e le corse rusticane al galoppo

agriturismo, le vacanze di  Pasqua diventano veicolo promozionale, così come quelle estive. Ed ecco così che quello di Merano si fa richiamo assolutamente allettante, dal momento che l’intera vallata a Pasqua si presenta vestita a festa, e completamente in fiore. Meli e peri vestono di bianco e di rosa e la conca del Passirio e Merano, la sua città-giardino, si presenta sontuosamente al visitatore in una cornice di bellezza assolutamente irripetibile, nel suo trionfo di verde pubblico, affiancato dal verde privato. Tra i primissimi appuntamenti del calendario turistico meranese, a Pasquetta i cavalli Haflinger tornano come detto di scena, conforme la più consolidata tradizione. Nel corso di un’intensa giornata che vive all’insegna di un’accattivante kermesse sportivo-popolare, tutto ruota infatti attorno ai cavalli Haflinger.

Ma anche con l’inoltrarsi dell’autunno e per tutta la stagione della neve, l’Haflinger è attivissimo. Tra le mille gradazioni estive di verde, così come quelle del giallo-oro tipiche dell’autunno di Merano, anche a metà ottobre all’ippodromo di Maia è tempo di festa, dedicata all’Haflinger, con la possibilità  di scommettere sulle corse rusticane.

Si ringrazia per la collaborazione l’Ufficio Stampa della Meranese nella persona di Massimiliano Manigrasso.