L’equitazione al tempo del CORONAVIRUS.

Nella foto di apertura, fattrice con redo al piede

Non si uccidono così anche i cavalli? Una riflessione sul momento che tutti noi stiamo vivendo con un appunto relativo al mondo equestre.

Di Roberta Zaganelli

Siamo tutti preda di un invisibile virus che ci insegue, che cerca di insinuarsi tra di noi prepotentemente con l’intento di ucciderci e non è un film di fantascienza e nemmeno un film dell’orrore è la terribile pandemia che ha coinvolto il nostro pianeta, nessuno escluso! L’unico modo che abbiamo di sconfiggerlo è quello di vivere confinati, privati della nostra libertà, in una aberrante distanza sociale che ci allontana dai nostri affetti, fatti di carezze, di strette di mano ma soprattutto di pacche sulle spalle. Viviamo in gabbia osservando dall’interno il nostro mondo che sta cambiando, fatto di silenzi e di ambulanze, di rinascita e morte… ma anche un trionfo di primavera che possiamo solo osservare da dietro un vetro.

La natura sta prepotentemente riprendendo il proprio spazio, ed ecco spuntare le anatre nelle fontane e gli elefanti nelle grandi città, scimmie, cervi e lupi. Le fattrici presentano i loro puledri.

Abbiamo avuto ed avremo ancora tempo e modo di riflettere. Siamo spesso soli con la sola compagnia dei nostri perché, frustrati senza alcuna competenza per una ragionevole risposta. Possiamo invece riflettere su come si è ribaltato il mondo e come da carcerieri ci ritroviamo braccati, come da uomini liberi ci troviamo in gabbia.

Così come facciamo con i cavalli, i nostri compagni di avventure, quelli che contribuiscono a farci sentire migliori, quelli che ci rendono migliori, quelli che teniamo confinati in un box, con una insopportabile distanza sociale, senza diritto di replica e con l’obbligo di servirci al meglio, anche quando non lo meritiamo.

Diventeremo migliori con questa esperienza? Una cosa è certa, ne usciremo ma dovremo cambiare, possiamo cominciare rendendo onore al nostro incredibile meraviglioso pianeta terra.

 

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