nella foto Cheval Grand, un nipote per parte di madre di Tony Bin
Qui sopra il link del video della corsa del 2018 vinta da Poet’s Word
di Paolo Allegri
“Opposizione stellare”. Così Racing post dà fiato alle trombe alla vigilia delle Qipco King George VI and Queen Elizabeth Stakes.
Sabato pomeriggio la Regina Enable cerca il secondo titolo in questa corsa che fino agli anni Ottanta ha fatto la selezione, il punto di riferimento nel Continente. Poi il livello delle King si è abbassato, lontano l’epoca d’oro del match del secolo vinto da Grundy su Bustino, qualche caduta poi il presente che è in stile più che mai britannico. Per gli inglesi, anche a livello sportivo, conta tutto quello che succede nell’Isola. Il mondo fuori a loro non interessa e allevano tanti cavalli nel solco di passione e tradizione ultrasecolare che continuano a considerare questo ‘garone’ di sabato ad Ascot la Corsa con la C maiuscola. The only race, nel quadro delle grandi sfide internazionali aperte agli anziani, Derby a parte perché Epsom è qualcosa di diverso come lo è il Kentucky Derby, evento a prensciscere dalle qualità degli attori, dalla punta di classe e velocità che il mix di purosangue di una generazione esprime.
Comunque, amici del turf, tenete presente che i numeri fotografano bene lo stato di salute di ogni classica del purosangue. Per le King, ad esempio, i rating dicono che dopo l’apice degli anni 2000 realizzato nell’edizione del 2011 (121) e il minimo del ’16 (con un winner da 114) le ultime tre annate attestano lo standard costante su 117. L’impressione alla carta, letta la starting list, è che siamo di fronte ad una edizione 2019 del miglio e mezzo di Ascot ‘soprastandard’.
Enable, già sapevamo che era della partita, dichiarata mentre il trainer sfilava via la sella al tondino del dissellaggio dell’ultimo fantastico assolo. Tu pensi che una così faccia terra bruciata. Non avete fatto i conti con quel senso dello sportsman che c’è in ogni bottega del training d’Oltremanica. La sfida è il sale della vita e dell’essere stesso sportivo. Così eccoti che il Manifesto delle vecchie King è qualcosa di stellare. Sentite qua: Dalle Prince Of Wales’ Stakes arriva Crystal Ocean, dal Derby di Epsom Antony Van Dyck e dalle Hardiwicke Stakes il vincitore Defoe. Tre assi da cuore che sul prato di Ascot galopperanno con frazioni e bagaglio tattico di quelli che rasentano perfezione, top, preparazione portata ad un livello di eccellenza.
E tutto per una borsa di 1 milione e 250 mila sterline. E sapete come l’hanno venduta in termini di marketing questa edizione delle King? La logica voleva che bastassero quei tre purosangue in espansione tecnica a sfidare la campionessa e il quadro stellare già sufficiente a comprare biglietti e dirigersi dal proprio provider di fiducia per la scommessa intelligente e ragionata sulla corsa. No, in piena Brexit, la promozione sulla corsa ha visto consumare inchiostro sulla qualifica internazionale della corsa, con arrivi dall’estero. Cheval Grand ha fatto il viaggio dal Sol Levante calando il titolo della Japan Cup e il muto di Chantilly, il maestro Andre Fabre ha preparato a puntino Waldgeist. L’esperto quotista di Coral’s in settimana ha sentenziato: “Questa è una delle più difficili e forti come livello del campo edizioni delle King. Non ne vedevamo così da diversi anni con i vincitori di Prince of Wales’, Derby, Coronation Cup, Japan Cup e plurivincitore di gruppo 1 in Francia”. In ogni caso la favorita al betting sarà lei, la Diva Enable. I puntatori le riconoscono lo status di superstar ed una scommessa in Inghilterra, in una corsa che raccoglie denari da tutti, è un moto popolare verso una cavalla amata dalla gente. Un’Isola intera che all’ippodromo, in tv e in streaming spingerà Enable verso l’ennesimo traguardo. Anche se stavolta non è facile. Contro tutti quegli assi da cuore che accettano la sfida.