Nella foto Al Bustan
di Giorgio Bergamaschi
L’Unire è morta, l’hanno uccisa da anni. Ma il ricordo di Caìmi, uno dei pochi gentlemen riders a vincere il Gp Merano, invece palpita ed è sempreverde, come la sua passione..
Quest’Italia sciagurata dalla vocazione incredibile a distruggere tutto, solo grazie agli appassionati – quelli veri, non gli speculatori – riesce ancora a sopravvivere compiendo autentici miracoli
Il Premio Unire ha iniziato a morire quando il più grande cavallo da ostacoli del mondo ha iniziato a dettare la sua legge spietata a Maia. Erano gli anni di Or Jack, il più grande cavallo del mondo, qui a Merano: primo a vincere tre edizioni a seguire del Gran Premio, che per pura ingordigia il notaio francese suo proprietario pretendeva vincente per fare addirittura poker, nonostante il suo anteriore destro fosse ormai già compromesso. Chissà, in cuor suo, quanto avrà sofferto il “rejoneador (torero a cavallo) de Pau”, Jacques Ortet, costretto ad assecondare nel 1997 il desiderio di Georges Vouillard, beffato – insieme alla sua ingordigia – dall’anonimo Nommeo che lo precedeva sul traguardo di Maia, mentre il “bombardiere dorato” gli era in scia con azione scomposta per l’arto dolente… e Pieux aveva il volto come una terrea maschera di dolore e di rabbia.
La fortuna dell’Italia ippica è di avere Merano, che certuni avrebbero volentieri assassinato
Ecco, tributati gli onori ad un saltatore infinito e ricordato il suo spietato proprietario, passiamo alla domenica meranese. Che perpetua i miracoli di Giovanni Martone e della sua équipe nello “sgranare” le giornate del calendario” come in preghiera, quasi si tratti non di convegni ma di grani di un rosario: perché è solo grazie a Martone e alla passione sfrenata di italiani e stranieri che ancora investono in scuderia da ostacoli in questi tempi tiranni, se l’ostacolismo sopravvive. L’ostacolismo, più della disciplina del piano, ha invece bisogno di strutture, di preparazione accurata e di uomini capaci ma… ma soprattutto di una programmazione annuale!!! Perché non si può pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca: ma come sii fa ad emanare (manco fosse un editto!) un programma di mese in mese, quando soprattutto in ostacoli bisogna guardare lontano e sapere con mesi e mesi di anticipo le date e gli ippodromi circa gli impegni per i cavalli da siepi e da ostacoli.
Ma tant’è: politica e burocrazia hanno distrutto l’Unire da tempo, quando c’è stato un ministro in gamba l’hanno fatto fuori, ed hanno portato avanti l’azione incontrastata di distruzione con la complicità degli stessi ippici. Sono stati creati mostri orrendi ed è solo grazie a pochi – che sanno ancora cosa significa rimboccarsi le maniche dopo aver fatto investimenti non teorici ma sostanziali – se questa baracca va avanti. Perché qui lo scenario è un incanto, perché qui si vive “di” e “con” amore ed alle beghe si preferiscono i fatti. Sicché, anche perché l’esperienza ha toccato persone a noi care, fingiamo che l’Unire sia un lontano fattore mnemonico e che l’ASSI non sia mai esistita (anche perché in realtà è proprio così, perché “fanciulla nata morta, livida e febbrile”, tanto per fare il verso a Prévert)). Mentre applicavano all’ippica il… “Carthago delenda est”, era iniziata l’era del disfacimento ed imperavano soltanto le decine dei “misteri dolorosi”. Dolori sì, misteri no. Solo che in questo Stato dove tutto può accadere, l’importante è che non si disturbi il “manovratore”. Mentre la plètora, falsamente indignata, bofonchiava ma intanto lasciava fare.
Le corse di oggi, in prospettiva Grandi Premi con campioni del recente passato e del presente
Massimo Caimi è stato un amico di cavalli, un esempio da imitare, un imprenditore (titolare d’un’importante azienda che operava nel mondo del gas, la sua) che sorrideva divertito quando gli dicevo “Ciao, Caimano”… Perché Massimo tra i cavalli era un’altra persona, che pochi hanno veramente conosciuto: timido, riservato, di poche parole. Ma, quando trattava di lavoro, il suo lavoro, al tavolo della sala riunioni diventava, appunto, un “Caimano”. Da qui, il nomignolo che tanto lo divertiva. Speriamo davvero in una grande corsa, per ricordarlo degnamente assieme al suo trainer, il “nostro” Gianmaria Travagli, che acquistava fior di saltatori Oltralpe, che parevano nati per essere i saltatori fatti su misura per Caiomi. E da North Bay a Whahoume, di campioni il “fungarolo” Travagli glie ne ha trovati davvero tanti!
I cavalli che hanno nel mirino il “Merano” debbono essere ovviamente dotati di grande stamina: dotati atleticamente, con capacità di percorrere lunghissime distanze saltando e girando senza sperperare il proprio patrimonio atletico. E l’Unire era nato proprio a 4500 metri, come “collaudo perfetto” in prospettiva Gran Premio. Domani lo vedrete sui 3900. Una scelta dettata dai tempi? O la contrazione è dovuta forse ad uno sfrontato modernismo, perfettamente in linea con tutto ciò che riguarda l’ingombrante, burocratico e detestabile abuso –dirigenzial-nullasciente dell’ippica dei giorni nostri?
Vedremo due vincitori di “Merano”, Mazhilis e Al Bustan, che s’affacciano sulla ribalta del Caìmi (Gr. III) con il preciso intento di lanciare il guanto all’avversario, nella sfida che è finestra severa (ma troppo breve!) sul big event di fine settembre. In realtà, sotto un certo aspetto possiamo definire lo scontro al vertice (Mazhilis vs Al Bustan) sì una bega a due, nella quale però c’è lo spazio d’intromissione per quei soggetti che, meno dei due co-favoriti, sono votati alle grandi distanze. Ed è verosimile che l’andatura giocherà un ruolo determinante, l’impeccabilità sui volumi anche, e poi oltre all’atletismo dei cavalli dell’Est può giocare sorpresissima l’inventiva latina di qualche jockey assai navigato. Del resto, se Company of Ring e High Master rappresentano la scelta di Favero, gli Aichner Ole Caballero e Notti Magiche costituiscono la scelta di Vana. E poi, della partita sono anche Alcydon Fan con Romano e poi Monsieur Bachir e Volcancito.
Nell’altra prova di Gr. III, il Premio Ettore Tagliabue, il leader primaverile della new generation, Imperial Red, scende in pista e deve fronteggiare un… quasi agguato: perché c’è un drappello di nati nel 2015 di un certo spessore, che ha già palesato il proprio profilo migliore (ed elegante e produttivo, aggiungiamo): si tratta di Leonardo da Vinci e Mensch per il rosso-bianco di Casa Troger, così come gli Aichner Andoins e Starman, soggetti dal buon potenziale. Ma attenti tutti: perché la Monte Negro presenta King Heart decisamente ambizioso, che si propone davvero come “re di cuori” sia nell’immaginario collettivo del popolo degli ostacoli, sia come esattore del premio per conto della scuderia balcanica. Della Gran Corsa Siepi di Merano raccontiamo in altra parte, con una memoria sulle… due tonalità di grigio che Champ de Bataille, aspirante all’Azienda di Soggiorno, ha riportato dal cuore alla mente. Noi siamo ovviamente per il grigio di Aichner, ma portiamo più che rispetto al coriaceo e volitivo Brog Deas, con un occhio di simpatia per A Pigalle.